Tre minuti da killer
Uno-due del Napoli al Milan con Insigne e Callejon La reazione con Kucka, ma la rimonta non arriva
Mezz’ora scarsa con il fioretto, un’ora con la spada. Il Napoli conquista San Siro, raggiunge la Roma e per una notte è secondo a un solo punto dalla Juventus che però ha due partite in meno. Sarri, dopo la fulminante partenza della sua squadra, 2-0 già al nono minuto con l’aggiunta di un rigore negato, non avrebbe immaginato di soffrire così tanto sino al 95’. Il Milan è scellerato all’inizio, come troppo spesso gli succede, garibaldino alla fine. Ma la rimontona, come lunedì in casa del Toro, stavolta non riesce. Per il napoletano Montella è la sesta sconfitta di fila contro la squadra della sua città: una specie di maledizione. E una frenata in classifica: una vittoria nelle ultime cinque partite è un magro bottino se si insegue la zona Champions.
Sarri, l’ex bancario in tuta, maestro di calcio, torna a casa con la convinzione che se la sua squadra giocherà come nei primi venti scintillanti minuti potrà andare molto lontano in campionato e dare del filo da torcere al Real Madrid. Il Napoli, dopo aver rimarcato la superiorità tecnica soprattutto grazie al tridente delle meraviglie, si assopisce, come se staccasse la spina (nel finale del primo tempo) e poi faticasse a riaccenderla.
Il Milan sbaglia l’approccio, ma stavolta il problema è tattico più che psicologico. Montella sistema i terzini Abate e Calabria troppo alti, favorendo il contropiede dei napoletani che arrivano in porta (e in gol) con tre passaggi. L’1-0 di Insigne è da antologia. Il raddoppio di Callejon passa sotto le gambe di Donnarumma, incerto anche nel primo gol. Mertens non segna, ma firma entrambi gli assist. Per il Milan un inizio da incubo. Senza Romagnoli e Locatelli, i costruttori del gioco, tutto diventa complicato. E se Mertens, su lancio di Allan, non sbagliasse il gol del 3-0, sinistraccio al volo davanti a Donnarumma, sarebbe partita chiusa prima della mezz’ora..
Invece, come era accaduto lunedì a Torino con il rigore sciagurato di Ljajic, sull’errore degli avversari si fonda la rinascita milanista. Il Diavolo, quasi d’incanto, si ritrova dopo
aver rischiato di sprofondare. Forse anche perché i rivali pensano di avere ormai sistemato la pratica. Così Jorginho dilapida una quantità innumerevole di palloni, mentre il Milan accorcia gli spazi, accentra Suso, sfrutta la vena di Bonaventura. Gomez si mangia un gol di testa, proprio sul cross preciso dell’ex atalantino e due minuti dopo, guarda caso da un pallone avvelenato di Jorginho perso da Tonelli, nasce la rete della speranza firmata da Kucka.
Nel secondo tempo i rossoneri giocano con ritmo, personalità, velocità. Bonaventura è imprendibile, Sosa più ispirato in regìa, Abate preciso al cross. Il Napoli trema. Pasalic, di testa, colpisce la traversa, Albiol in scivolata neutralizza il cross dello stesso croato destinato a Bacca. Il Milan, con il passare dei minuti, alza il baricentro e perde la misura, favorendo le ripartenze napoletane: Mertens dentro l’area avversaria prima si fa stregare da Donnarumma e poi rimontare da Bonaventura. Ma la vittoria arriva lo stesso. Ed è pesantissima.