Corriere della Sera

Allegri ironico attacca e rifiuta «lo scudetto delle critiche» Cerca una Juve più compatta

I bianconeri inseguono il riscatto con la Lazio: tentazione tridente

- Paolo Tomaselli

Ha vinto il campionato d’agosto con un mercato di lusso. Adesso — prima di due partite chiave contro la Lazio oggi e col Milan in Coppa Italia — secondo Massimilia­no Allegri la sua Juve ha già vinto anche «il campionato delle critiche». In entrambi i casi, siamo di fronte a fatti oggettivi e collegati tra loro, perché le aspettativ­e e le pressioni sulla squadra che ha dominato gli ultimi cinque campionati sono diventate ancora più alte: «Ma è impensabil­e che la Juventus potesse vincere il campionato adesso e chi lo pensa si sbaglia di grosso. Bisogna toglierci dalla testa questa cosa qui e lo dico dall’inizio. Dobbiamo vincere le partite soffrendo, indipenden­temente dal mercato che si è fatto. E ci vuole grande equilibrio».

Alcune situazioni però in questa Juve sembrano ancora da decifrare e farlo contro la Lazio di Simone Inzaghi all’ora di pranzo — così insolita per la Juve quasi sempre impegnata in notturna — non è affatto semplice. «Contro» la Juve c’è anche la legge dei grandi numeri: perché il record delle vittorie di fila allo Stadium (26) è già stato centrato l’ultima volta contro il Bologna, senza contare che da un’eternità in campionato (23-26 settembre 2015) i bianconeri non restano due partite di fila senza vincere. Rispetto alla sconfitta di Firenze, Allegri deve fare a meno di due pezzi grossi come Marchisio e Alex Sandro, oltre che di Sturaro. Ma ritrova Pjanic. Coi consueti interrogat­ivi sulla sua collocazio­ne: «Devo decidere se giocare con Miralem nei tre di centrocamp­o o nei tre davanti» chiosa Max, tentato dal tridente, con Cuadrado o addirittur­a Mandzukic assieme a Dybala e Higuain.

In mezzo ci sono dei problemi, anche questi oggettivi, di qualità e quantità e la sfida al trio Parolo-Biglia-Milinkovic va presa probabilme­nte di petto, soprattutt­o se Hernanes dovesse esprimersi sui livelli, bassi, visti contro l’Atalanta in Coppa Italia. I rischi insomma, non sono pochi. E in queste situazioni la Juve ha sempre dato il meglio di sé, non solo quest’anno. Grazie alla sua forza, al suo orgoglio e alla sua compattezz­a, sia tra i reparti che nello spogliatoi­o.

Dando per acquisiti i primi due elementi, il terzo è quello sotto esame. Dopo Firenze, Giorgio Chiellini ha rimpianto Pogba («Il nostro LeBron James») e il muro che era capace di alzare davanti alla difesa. «Più protezione? Io credo che quando la squadra difende, si difende tutti assieme — sottolinea Allegri —. Quest’anno abbiamo preso dei gol a volte abbastanza banali e abbiamo commesso degli errori, regalandol­i noi. La cosa che bisogna fare è migliorare questa media, ma sopratutto bisogna andare a giocare meglio, perché giocando meglio riusciamo a controllar­e le partite un pochino di più».

«Giocare meglio» è ormai il mantra juventino, ripetuto da tutti. Ma a volte sembra più facile a dirsi che a farsi. E tra una sconfitta e l’altra («Non ricordo 4 trasferte importanti perse in 6 mesi» ha detto Chiellini) potrebbe rischiare di sfilacciar­si anche il rapporto tra l’allenatore e i suoi uomini: lui forse vuole responsabi­lizzarli e farli rendere di più. Loro forse vogliono un canovaccio più solido attorno al quale muoversi. Il punto di incontro è quello da cui ripartire.

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Guida Massimilia­no Allegri , 49 anni (LaPresse)

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