Allegri ironico attacca e rifiuta «lo scudetto delle critiche» Cerca una Juve più compatta
I bianconeri inseguono il riscatto con la Lazio: tentazione tridente
Ha vinto il campionato d’agosto con un mercato di lusso. Adesso — prima di due partite chiave contro la Lazio oggi e col Milan in Coppa Italia — secondo Massimiliano Allegri la sua Juve ha già vinto anche «il campionato delle critiche». In entrambi i casi, siamo di fronte a fatti oggettivi e collegati tra loro, perché le aspettative e le pressioni sulla squadra che ha dominato gli ultimi cinque campionati sono diventate ancora più alte: «Ma è impensabile che la Juventus potesse vincere il campionato adesso e chi lo pensa si sbaglia di grosso. Bisogna toglierci dalla testa questa cosa qui e lo dico dall’inizio. Dobbiamo vincere le partite soffrendo, indipendentemente dal mercato che si è fatto. E ci vuole grande equilibrio».
Alcune situazioni però in questa Juve sembrano ancora da decifrare e farlo contro la Lazio di Simone Inzaghi all’ora di pranzo — così insolita per la Juve quasi sempre impegnata in notturna — non è affatto semplice. «Contro» la Juve c’è anche la legge dei grandi numeri: perché il record delle vittorie di fila allo Stadium (26) è già stato centrato l’ultima volta contro il Bologna, senza contare che da un’eternità in campionato (23-26 settembre 2015) i bianconeri non restano due partite di fila senza vincere. Rispetto alla sconfitta di Firenze, Allegri deve fare a meno di due pezzi grossi come Marchisio e Alex Sandro, oltre che di Sturaro. Ma ritrova Pjanic. Coi consueti interrogativi sulla sua collocazione: «Devo decidere se giocare con Miralem nei tre di centrocampo o nei tre davanti» chiosa Max, tentato dal tridente, con Cuadrado o addirittura Mandzukic assieme a Dybala e Higuain.
In mezzo ci sono dei problemi, anche questi oggettivi, di qualità e quantità e la sfida al trio Parolo-Biglia-Milinkovic va presa probabilmente di petto, soprattutto se Hernanes dovesse esprimersi sui livelli, bassi, visti contro l’Atalanta in Coppa Italia. I rischi insomma, non sono pochi. E in queste situazioni la Juve ha sempre dato il meglio di sé, non solo quest’anno. Grazie alla sua forza, al suo orgoglio e alla sua compattezza, sia tra i reparti che nello spogliatoio.
Dando per acquisiti i primi due elementi, il terzo è quello sotto esame. Dopo Firenze, Giorgio Chiellini ha rimpianto Pogba («Il nostro LeBron James») e il muro che era capace di alzare davanti alla difesa. «Più protezione? Io credo che quando la squadra difende, si difende tutti assieme — sottolinea Allegri —. Quest’anno abbiamo preso dei gol a volte abbastanza banali e abbiamo commesso degli errori, regalandoli noi. La cosa che bisogna fare è migliorare questa media, ma sopratutto bisogna andare a giocare meglio, perché giocando meglio riusciamo a controllare le partite un pochino di più».
«Giocare meglio» è ormai il mantra juventino, ripetuto da tutti. Ma a volte sembra più facile a dirsi che a farsi. E tra una sconfitta e l’altra («Non ricordo 4 trasferte importanti perse in 6 mesi» ha detto Chiellini) potrebbe rischiare di sfilacciarsi anche il rapporto tra l’allenatore e i suoi uomini: lui forse vuole responsabilizzarli e farli rendere di più. Loro forse vogliono un canovaccio più solido attorno al quale muoversi. Il punto di incontro è quello da cui ripartire.