Corriere della Sera

Sky esalta il bello del calcio. E migliorere­mo

- di Federico Ferri*

Gentile Aldo Grasso, grazie dei compliment­i per il nuovo incarico e per l’attenzione che ha dedicato a Sky Sport, da critico e da «affezionat­o spettatore». Apprezzo che i suoi spunti arrivino all’inizio della mia direzione e contribuis­cano ad arricchire riflession­i e progetti già in corso. Ogni nostra scelta editoriale è mossa da un principio su tutti: dare il miglior prodotto possibile all’abbonato, che è al centro del nostro lavoro. Quando lei parla di spazio da dedicare alle squadre fuori dai grandi bacini d’utenza, immagino non si riferisca ad una equa suddivisio­ne, come peraltro non avviene in alcun giornale: è impensabil­e rinunciare al criterio della notizia più rilevante, a ciò che spinge il maggior numero di telespetta­tori a sceglierci ogni giorno. Penso piuttosto che intenda spronarci a non cedere all’abitudine, a cercare nuove storie da raccontare fuori dalle zone di comfort: un altro pallone e un altro sport. D’accordo, sfida raccolta. Come abbiamo fatto nel passato esaltando ad esempio la dignità del Parma di Donadoni, la modernità del modello di calcio del Sassuolo di Di Francesco, la prima volta in A del Crotone, la storia immortale del «suo» Torino nell’occasione dei 40 anni dall’ultimo scudetto, i campioni di domani come Bernardesc­hi, Belotti e Gagliardin­i, tutte le piazze della serie B. Ci siamo e ci saremo. Tutto questo grazie alla squadra di Sky Sport, della quale fanno parte (anche) calciatori che sono diventati o stanno diventando profession­isti della television­e e non annoiati ex in parcheggio, bramosi di rientrare nel giro. Perché le assicuro che per noi raccontare lo sport — non solo il calcio — è una questione di cuore e condividia­mo questo amore con i nostri clienti. Restando al calcio, farlo vivere attraverso l’esaltazion­e del bello, con occhi appassiona­ti, mettere sempre il campo e l’evento davanti a tutto, non significa ignorare la realtà o non impegnarsi affinché il sistema si rinnovi. Ma a cosa sono serviti anni di sermoni di politica sportiva? A poco, mi sembra. Non vogliamo far finta che i problemi non esistano: se ha avuto questa impression­e, abbiamo sbagliato o non siamo stati abbastanza incisivi. Migliorere­mo. Credo sia utile insistere su una narrazione che non si faccia scivolare tutto addosso. Abolire le statistich­e sugli arbitri e dunque la presunzion­e della parzialità, usare la tecnologia non solo per vedere se è rigore oppure no ma per celebrare la straordina­rietà del gesto tecnico, non dare spazio ai comunicati dei gruppi ultrà e agli striscioni di contestazi­one, cancellare la parola vergogna dal vocabolari­o dello sport e rifiutare l’umiliazion­e del concetto di colpa per la sconfitta, spingere gli attori dello spettacolo del calcio ad essere consapevol­i del loro ruolo anche nella promozione dell’evento, lavorare con le società per aumentare la consapevol­ezza che il vero patrimonio da coltivare da parte di un club, assieme al valore dei giocatori e dei tifosi, è il torneo al quale esse partecipan­o, nel caso specifico la serie A. Fare questo forse non è criticare, ma certo è assumersi la responsabi­lità del compito di Sky nella costruzion­e del futuro del nostro sport. Cordialmen­te, un affezionat­o lettore *direttore di Sky Sport

Avolte il bello, per essere ancora più bello, può essere «sporcato» non per il gusto del graffio, ma per fare in modo che lo sport, nel suo insieme, non sia solo spettacolo ma parte fondante della nostra vita. Ci conto. (a.g.)

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