Dai frutti del baobab alle larve: ora chi vuole assaggiarli sarà più tutelato. In arrivo norme europee
urante le feste sulle nostre tavole in più di un caso sono comparsi cibi lontani dalle nostre tradizioni: non più solo frutta esotica, ma anche ingredienti inconsueti necessari per ricette che arrivano da altri Paesi. Gli alimenti «strani» però non sono più solo uno sfizio e sono sempre più spesso presenti nel carrello della spesa: dalle bacche di Goji alle alghe orientali, dai prodotti arricchiti di fitosteroli ai semi di chia, cibi di cui fino a qualche anno fa non si sospettava neppure l’esistenza sono diventati comuni e spesso ricercati come “super-food”. Ora l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha varato due nuovi documenti con le linee guida per l’autorizzazione al commercio di alimenti nuovi o tradizionali di Paesi al di fuori dell’Unione: l’obiettivo è garantire la massima tutela dei cittadini grazie a un regolamento che entrerà in vigore a gennaio del 2018 e prevederà una valutazione centralizzata della sicurezza dei cibi “strani”. «Per nuovi alimenti si intendono quelli che gli europei non hanno consumato in modo significativo prima del 1997 (anno del precedente regolamento sui cibi “estranei” alla UE, ndr), compresi quelli da nuove fonti come l’olio ricco di omega-3 derivato dal krill, quelli ottenuti con metodi come le nanotecnologie, quelli a cui siano state aggiunte sostanze come i fitosteroli» spiegano gli esperti dell’EFSA.
I cibi tradizionali, consumati in Paesi extraeuropei, ne costituiscono un sottoinsieme e includono alimenti vegetali come il frutto del baobab o le castagne d’acqua o le alghe, microrganismi, funghi, insetti. Le nuove regole impongono a chi voglia vendere alimenti inconsueti di presentare all’EFSA dossier in cui si specifichi il processo produttivo, gli utilizzi proposti, le caratteristiche tossicologiche e allergeniche oltre a quelle nutrizionali.
«Per gli alimenti che provengono da nazioni lontane serviranno documenti che ne testimonino la sicurezza d’impiego in almeno un Paese extraeuropeo per un periodo non inferiore a venticinque anni» sottolineano all’EFSA. Tutto questo dovrebbe servire a portare nei nostri negozi solo alimenti controllati, senza rischi per la salute. Insomma, quando arriveranno sugli scaffali meduse, microalghe e insetti (che durante EXPO 2015 sono stati indicati come i cibi del futuro), non dovremo temerne pericoli ma solo capire se possiamo abituarci a gusti così inusuali e a consumare animali o vegetali parecchio distanti dalle nostre consuetudini. Insetti in primis, visto che la stessa EFSA ha dichiarato che gli insetti edibili hanno «potenzialmente importanti benefici per l’ambiente, l’economia e la sicurezza della disponibilità alimentare».
Mosche, larve della farina, grilli e bachi da seta sono le specie che potrebbero avere più mercato in Europa e arrivare per prime nei negozi secondo l’ente. Ente che in un parere pubblicato qualche mese fa ha osservato come i rischi microbiologici derivanti dal consumo di insetti siano paragonabili a quelli che si corrono nutrendosi di manzo, polli e simili, a patto però che gli insetti vengano nutriti con mangimi attualmente autorizzati. Restano, comunque, dei punti in sospeso come la regolamentazione dell’uso di antibiotici, necessari anche negli allevamenti di insetti, ma da impiegare con cautela per non favorire resistenze batteriche. Oggi sono circa 1.900 le specie utilizzate in cucina, soprattutto in Asia e Africa, ma anche negli Stati Uniti sono nate start-up per produrre farine e derivati da grilli e affini con cui cucinare pane, biscotti e pizze. E mentre la lista degli chef stellati con insetti nel menu si allunga, resta da capire se gli europei riusciranno a superare un radicato tabù culturale: in un sondaggio condotto di recente in Olanda la maggioranza degli intervistati ha dichiarato di provare disgusto all’idea di mangiare locuste, coleotteri e larve.
I pericoli derivanti dal consumo di insetti, per l’Autorità per la sicurezza alimentare, sono uguali a quelli che si corrono con manzo o pollo