QUANDO E IN CHE MODO INIZIARE LA RIABILITAZIONE MOTORIA PER UNA BAMBINA PREMATURA?
La mia bambina, che ha appena compiuto 12 mesi, è nata prematura, con un problema respiratorio lieve che si è risolto con una ventilazione di due giorni e un ricovero in Terapia intensiva neonatale di 15. Le indagini ecografiche cerebrali sono risultate negative.
A 10 mesi ci hanno segnalato un impaccio motorio e lo scorso mese al ritardo motorio si è associato un aumento del tono muscolare ed è stata fatta diagnosi di una lieve paralisi cerebrale infantile.
Mi sono chiesta se stiamo facendo tutto il possibile per la nostra bambina che è vivace, intelligente ma si muove in modo particolare (ho altri due figli e vedo le differenze).
Una seduta di trattamento alla settimana in cui la fisioterapista mi insegna cosa fare è sufficiente?
Non sono un medico ma mi sono informata: mi pare che si parli anche di intervento «precoce e intensivo»: sarebbe il caso di pensare a questo approccio per nostra figlia?
Quella che lei descrive pare essere un’evoluzione compatibile con la storia della sua bambina nel periodo immediatamente perinatale: la prematurità, la difficoltà respiratoria e la necessità di intubazione.
Il ritardo motorio e la comparsa del lieve ipertono infatti possono essere ricondotti al problema respiratorio che ha la piccola ha avuto, ma il fatto che sia vivace ed intelligente deve assolutamente rassicurarvi.
La presenza di questi segni merita però certamente una presa in carico sia dal punto di vista riabilitativo sia dal punto di vista diagnostico.
Per rispondere direttamente alla sua domanda: non è affatto presto per un percorso di intervento fisioterapico, che potrebbe anche essere intensivo e integrato, ma prima sarebbe utile un’attenta valutazione.
Il trattamento intensivo si attiva, infatti, nel momento in cui si individui un obiettivo raggiungibile in breve tempo con un intervento ben mirato e concentrato.
La presa in carico riabilitativa deve però esserci ed essere costante: a oggi la piccola si è “organizzata” secondo le proprie possibilità con intelligenza e vivacità, ma la comparsa di segni di irregolarità, sia pur lievi, come quelli che lei segnala, va contrastata: l’ipertono, anche se lieve, fa difatti organizzare le abilità di movimento secondo uno schema che non è fisiologico.
Chi si occupa di riabilitazione infantile sa bene che prima si interviene, maggiori sono le possibilità di miglioramento e di acquisizione delle competenze che servono per interagire con l’ambiente. Il movimento infatti è frutto di una relazione con ciò che ci circonda e di una continua modulazione delle informazioni che dall’ambiente derivano e che il bambino capta grazie ai differenti sistemi sensoriali.
Per questo parliamo di intervento integrato: non si tratta solo di occuparsi di un semplice spostamento nello spazio, ma di uno spostamento derivato da un’interazione, diretto a uno scopo e modulato.
Sempre più studi di neuroradiologia documentano la plasticità del sistema nervoso centrale dei piccoli, ovvero di un periodo di maggiore possibilità, per il sistema nervoso, di riorganizzarsi nonostante una lesione.
Questo fa pensare alla possibilità di organizzare un comportamento motorio migliore, più funzionale e adatto alle richieste dell’ambiente, grazie a un intervento riabilitativo, come già si diceva, precoce e mirato, che guidi l’emergere delle abilità di movimento, riabilitando quelle che si manifestano come poco utili o funzionali, come lo schema in ipertono che lei descrive.
Un ambiente arricchito e dotato delle giuste facilitazioni, a misura insomma di bambino, promuove lo sviluppo delle abilità e favorisce l’apprendimento di schemi più funzionali e corretti.
Il terapista, in definitiva, promuove l’apprendimento e il bambino trasferisce ciò che impara con il terapista al di fuori della situazione di trattamento.
L’intervento precoce e integrato, rivolto cioè a tutte le competenze che il bambino deve avviare per uno sviluppo armonioso e funzionale, può e deve essere avviato al più presto, proprio per sfruttare il periodo fertile di plasticità che è tanto maggiore quanto più è vicino all’evento lesivo o al danno.
Sarebbe anche utile, se non lo avesse già eseguito, un inquadramento diagnostico mediante una risonanza magnetica dell’encefalo.