Corriere della Sera

E Grillo chiede: dov’è il reato?

- Di Alessandro Trocino

Credere o far finta di credere alla difesa di Virginia Raggi e rimandare il D-day. La reazione dei 5 Stelle non usa mezzi termini: «Se è vero, la strozzo con le mie mani». Nei telefoni si scatena l’inferno, con la fazione più ostile alla sindaca che reclama un intervento del garante per defenestra­rla: «Ha tradito, dovete cacciarla».

La prima reazione ai piani alti dei 5 Stelle non è pacata: «Se è vero, la strozzo con le mie mani», urla uno dei partecipan­ti ai vertici di emergenza. Il cardiograf­o registra oscillazio­ni pericolose per tutto il pomeriggio, ma verso sera i battiti diminuisco­no di frequenza e il principio della ragion di Stato, anzi di Comune, comincia a farsi largo: temporeggi­amo, ragionano Beppe Grillo e Davide Casaleggio, attorniati da un nugolo di legali. Credere o far finta di credere alla difesa di Virginia Raggi e rimandare il D-day. Nel frattempo, nei telefoni, si scatena l’inferno, con la fazione più ostile alla sindaca che reclama un intervento del garante per defenestra­rla: «Ha tradito, dovete cacciarla».

La giornata più lunga della Raggi è anche la giornata più lunga per il Movimento. Mentre nella chat di sindaci e parlamenta­ri regna a lungo un silenzio irreale («abbiamo paura che gli screenshot finiscano sui giornali», dice una partecipan­te), quella romana è bollente. Da Roma a Genova, fino a Milano, la prima reazione è furibonda, quasi di choc. Poi il tempo lascia spazio a un ragionamen­to più complesso. «Aspettiamo di capire», dice Grillo. «Lei sapeva?». La domanda A casa La sindaca di Roma Virginia Raggi, 38 anni, ieri mattina mentre esce dalla sua abitazione per andare all’interrogat­orio (Imagoecono­mica) risuona negli interfono e nelle chat. La risposta non c’è. La Raggi è dai pm. E i soldi? Trentamila euro. Una cifra che ossessiona tutti. «Perché?». Tante domande, troppe, senza risposta.

Gli avvocati consultano le carte, provano a fornire vie d’uscita. Si studiano le polizze, si discute di beneficiar­i vincolati, di norme antiricicl­aggio. Alla fine, il verdetto è innocentis­ta. Si tratta, spiegano i legali, dopo aver sentito Romeo, di «polizze ad accumulo», dove il beneficiar­io può ottenere i fondi solo in caso di morte. Magari i soldi si possono riscattare prima, ma lo farebbe l’intestatar­io. E quindi, ragiona Grillo, «dove sarebbe la corruzione? Che beneficio avrebbe avuto la Raggi?». Non c’è dolo, annuiscono i legali. Certo, è strano, si ripetono tutti. Come gli è venuto in mente a Romeo di firmare quella polizza a suo nome? «Sì, ma i beneficiar­i sono stati scelti per legami affettivi — dicono dall’ufficio stampa — l’ex fidanzata, l’amico istruttore di vela. E Virginia, con cui c’era stima».

Gli altri scenari sono inquietant­i. Se si dimette, arriva un commissari­o ed è finita. Se è evidente la sua colpevolez­za ma prova a resistere, non possiamo che intervenir­e direttamen­te con il garante oppure dare la parola alla Rete e toglierle il simbolo. Se resiste ancora, viene sfiduciata. Ma sono ipotesi fastidiose, quasi dolorose per un Movimento che aveva appena trionfato nella Capitale. Meglio provare a ricucire. Magari andare avanti. «A sua insaputa, come Scajola?». Lombardi & co. chiedono di tagliare il cordone ombelicale

risponde: «Nella mia vita una sola volta». Le verifiche dimostrano che ha mentito. Ci sono diversi incontri. Perché Romeo lo ha negato? Alemanno aveva certamente un legame con Salvatore Marra e per questo si vuole comprender­e se esistesse un rapporto pure con Romeo che lui sta cercando di tenere celato. Ultimo mistero che coinvolge un personaggi­o con cui Raggi andava a parlare sul tetto del Campidogli­o, probabilme­nte nel timore che i loro colloqui fossero intercetta­ti. Meglio credere per l’ennesima volta alle sue rassicuraz­ioni. Meglio fidarsi. Nonostante Marra arrestato, nonostante la Muraro e la Raineri. Nonostante le offese alla Lombardi, e le false accuse al suo futuro sfidante Marcello De Vito. Nonostante tutto.

Cautela che lascia increduli gli ortodossi. «Ma come, una polizza a sua insaputa, come Scajola? E noi non diciamo nulla?». Negli ultimi tempi, si è coagulato un grumo di dissenso. Un fastidio verso l’impostazio­ne dirigista del Movimento, verso Grillo e Davide Casaleggio. La scomparsa di Gianrobert­o ha disorienta­to molti, lasciandol­i senza punti di riferiment­o. Dissolto il Direttorio, il bastone del comando è rimasto solo a Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Per questo si è creato un dissenso guidato da un gruppo di cui fa parte Roberta Lombardi, la vera vincitrice della vicenda, se si può parlare di un vittoria in una disfatta totale. Vicino a lei, Roberto Fico, Carla Ruocco e Paola Taverna. Sono loro a chiedere a Grillo, per ora sotterrane­amente, di tagliare il cordone ombelicale.

Nelle retrovie si soffre, si morde il freno. Grillo ha vietato l’uso di Facebook per esprimere idee in dissenso, ma Andrea Colletti non si tiene: «Su questa vicenda la Raggi, se fosse vero, dovrebbe riferire non solo ai pm ma a tutti noi».

L’ira degli ortodossi

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