Ma la riforma del Trattato di Dublino non passa
Le trattative diplomatiche preliminari per il summit straordinario dei capi di Stato e di governo dell’Ue, oggi a Malta, hanno portato a escludere progressi concreti sulla insistente richiesta italiana di riforma del Trattato di Dublino. Questo accordo internazionale assegna i rifugiati al Paese di primo arrivo e, nell’attuale emergenza nel Mediterraneo, penalizza principalmente l’Italia e la Grecia, dove si concentrano i flussi di profughi provenienti soprattutto dal Medio Oriente e dall’Africa. Secondo le indiscrezioni della vigilia, nelle conclusioni del summit sull’immigrazione, potrebbe essere eliminato perfino qualsiasi riferimento generico a modifiche del diritto di asilo. Il fallimento del piano della Commissione europea per il ricollocamento dei profughi dall’Italia e dalla Grecia (verso gli altri Stati membri) ha fatto capire l’orientamento negativo di molti governi, che tocca estremi da «irriducibili» in alcuni Paesi dell’Est. Tra i premier riuniti alla Valletta ci sarebbe consenso nelle politiche per l’immigrazione praticamente solo sul blocco dei flussi in Libia, tra l’altro contestato da organizzazioni umanitarie per la difficilissima situazione locale. Da varie capitali sono stati sollevati dubbi sui possibili destinatari dei fondi Ue con la attuale instabilità delle autorità libiche. Il premier libico Fayez al Serraj, lamentandosi degli importi minimi degli aiuti, ha esortato l’Ue a predisporre «meccanismi più concreti». Il premier Gentiloni ha considerato l’accordo bilaterale con Serraj a Roma «solo un pezzo» dell’intervento più ampio atteso oggi a Malta. Dal summit potrebbe uscire un finanziamento per istruire le guardie di confine libiche a contrastare il megabusiness dei trafficanti di esseri umani. Le organizzazioni criminali attualmente agiscono praticamente indisturbate sulla costa della Libia, sottoponendo i migranti a ogni tipo di violenze. Dalle opposizioni sono partite critiche alla linea di Palazzo Chigi e ai ritardi dell’Europa nel Mediterraneo centrale.