La rivolta a Berkeley caccia il blogger di estrema destra
Incontro cancellato, l’ira del presidente che minaccia di tagliare i fondi federali all’ateneo
Scene da anni Settanta all’University of California, a Berkeley. Guerriglia nel campus, incendi, scontri con la polizia. Parte degli studenti è in rivolta contro Milos Yiannopoulos, 32 anni, nato in Grecia, emigrato in Gran Bretagna con i genitori, fervente sostenitore di Donald Trump, firma di Breitbart, il sito diretto fino a pochi mesi fa da Stephen Bannon, il nuovo consigliere strategico della Casa Bianca. Ieri mattina il presidente è intervenuto direttamente, con un tweet: «Se la University of California non ammette la libertà di parola e pratica la violenza contro persone innocenti, ma con un diverso punto di vista, allora basta con i finanziamenti federali?» Il punto interrogativo rimane. La Casa Bianca, finora, non ha annunciato misure punitive contro Berkeley.
L’incontro con Milos era previsto per la sera del 2 febbraio. Un segnale di grande apertura da parte del rettorato di una delle Università simbolo della cultura liberal americana. L’ospite è uno degli interpreti più ruvidi della cosiddetta Alt-Right, la Destra estremista, alternativa all’ortodossia repubblicana. Yiannopoulos, fino all’anno scorso, uno dei giornalisti britannici più influenti nella tecnologia digitale, si è fatto largo sui social network rovesciando in Rete scorrettezze e attacchi personali. Un assaggio del suo repertorio: «Il femminismo? È un cancro». Ma la sua specialità è lanciare aggressioni di massa su Internet, indicando le persone da colpire ai suoi 250 mila follower. Tanto che nel luglio 2016 Twitter gli ha chiuso l’account, dopo averglielo sospeso un mese prima per i suoi commenti sulla strage di Orlando e sull’Islam. Milos è dichiaratamente gay, ma considera l’omosessualità una fonte di sofferenze e di disagi.
Insomma un rilancio continuo di provocazioni per attirare l’attenzione, suscitare passioni contrastanti e curiosità. Ha già incassato un anticipo di 250 mila dollari per l’autobiografia che uscirà il mese prossimo. Titolo secco: «Dangerous». Pericoloso. Dal dicembre 2015 ha cominciato un tour negli atenei britannici e americani, «The dangerous faggot tour». Dove «faggot» è un termine spregiativo per indicare i gay. In ogni tappa, dalla Rutgers University, nel New Jersey, alla University of Wisconsin a Milwaukee, è stato applaudito, fischiato, contestato. Fino alle fiamme e agli incidenti di Berkeley.