Corriere della Sera

Tokyo, il monaco via app

Religiosi a domicilio con un clic su Amazon Un business florido mentre i templi si svuotano

- di Alessandra Muglia amuglia@corriere.it

Accende incenso e candele, legge i sacri sutra come se fosse al tempio il monaco buddista Kaichi Watanabe. Invece si trova nella stanza di un appartamen­to di un sobborgo di Tokyo. Tende tirate e altare improvvisa­to, dopo l’inchino agli astanti, commemora il primo anniversar­io della morte di una donna. A chiamarlo per celebrare una cerimonia funebre domestica è stato il marito, ricorso a un servizio sempre più popolare in Giappone: l’Obo-san bin, ovvero la «consiede segna del monaco»: a domicilio. Mezz’ora di preghiere nel salotto di casa costa sui 260 euro. Molto meno rispetto a quanto di solito si destina per una cerimonia al tempio, dove vige la consuetudi­ne di lasciare una donazione generosa (in media l’equivalent­e di 800-900 euro).

Il business, ideato nel 2013 in Giappone da una start-up locale, la Minrevi, non solo non è stato fermato dall’ostilità dei leader religiosi ma sta riscuotend­o un successo crescente, impennatos­i quando l’anno scorso è approdato su Amazon.

Cerimonie on demand, a portata di clic, che ben si adattano a un Paese dove il 70% degli abitanti si definisce non religioso o ateo ma poi resta comunque, in gran parte, legato a diversi rituali (buddisti o scintoisti), soprattutt­o funebri. Così non stupisce che nonostante le aspre critiche dei leader religiosi, l’azienda – che conta su una rete di 700 monaci «viaggiator­i» su tutto il territorio nazionale – preveda un’ulteriore crescita del 20 per cento del fatturato entro l’anno. Minrevi trattiene circa il 30% del prezzo pagato dai clienti, il resto va ai religiosi.

«Ai monaci che fanno il proprio dovere non dovrebbe spettare un compenso, così viene meno lo spirito della donazione, la si mercifica» è insorto Chiko Iwagami della Federazion­e buddista giapponese. Il fatto è che i templi buddisti (per lo più situati nelle zone rurali) sono sempre meno frequentat­i, molti sono in declino: il 30% dei 74 mila templi giapponesi è a rischio chiusura entro il 2040, stima Keji Ishii, docente di religione alla Kokugakuin University di Tokyo. Complice anche il progressiv­o invecchiam­ento della popolazion­e (il Giappone poschi la più alta percentual­e di anziani al mondo: 1 abitante su 4 ha più di 65 anni) e la contrazion­e dei residenti nelle campagne.

Il servizio è utile per preservare le tradizioni buddiste rendendole accessibil­i a milioni di giapponesi diventati estranei alla religione, si difendono i «monaci a domicilio».

A favorire il suo decollo è stato infatti proprio il distacco dei giapponesi, soprattutt­o dei più giovani, dai luoghi di culto. «Ci sono diversi templi nei dintorni ma non sapevo a rivolgermi – ha spiegato il figlio della defunta commemorat­a dal monaco Watanabe parlando con l’Ap –. Poi non avevamo idea di quanto avremmo dovuto donare. Questo sistema è molto più chiaro».

«Rimasi colpito quando appresi che molta gente non sapeva come contattare un monaco — racconta il vice presidente di Minrevi Masashi Akita —: ho voluto essere io quel ponte».

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A chiamata Kaichi Watanabe, uno dei 700 monaci buddisti «arruolati» in Giappone dalla start up Minrevi, per cerimonie a domicilio —e a pagamento (Afp)

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