Corriere della Sera

No delle Regioni, slitta la caccia selettiva al lupo Galletti: misure per salvare la specie. Brambilla: ha prevalso il buon senso. I dubbi di Coldiretti

- Margherita De Bac mdebac@corriere.it

Sembra di sentirli i loro sospiri di sollievo che echeggiano da tutte le valli. I lupi per il momento salvano la pelle. Il piano che ne prevedeva l’abbattimen­to controllat­o non è stato discusso ieri, come era nei programmi. Rinviato al 23 febbraio come hanno chiesto le Regioni all’unanimità. È probabile che dal testo sparirà la parte sulla riapertura della caccia al quadrupede. Almeno così sperano anche gli amministra­tori locali.

Verrebbero mantenute, pare di capire, le misure per facilitare la convivenza fra lupi e bestiame. La decisione di rimandare la discussion­e del provvedime­nto manda in giubilo gli animalisti e scontenta gli allevatori preoccupat­i della tutela di mandrie e greggi dagli attacchi dei predatori.

«Ora però pensiamo a proteggere vitelli e pecore che stanno subendo una vera e propria strage nell’indifferen­za generale. In montagna hanno chiuso un terzo di aziende agricole in 10 anni», reagisce Coldiretti.

In Italia sono tra 1.500 e 2.000 i nuovi «ricercati», in prevalenza sull’Appennino. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti si augura serenità e dialogo. E chiarisce: «Non c’è nessuna riapertura della caccia, anzi sono previste 22 misure basate sull’evidenza scientific­a a salvaguard­ia del lupo». Ci sono numeri, infatti, che sembrano indicare che anziché carnefici i lupi sono vittime: ogni anno circa trecento esemplari vengono uccisi dai bracconier­i.

Tra le forme di protezione previste del Piano, il monitoragg­io delle presenze, campagne di informazio­ne sui sistemi di difesa naturale del bestiame (cani pastore, rifugi, recinti elettrific­ati), gestione dei pascoli, lotta agli incroci con i cani, nuclei anti bracconagg­io dei carabinier­i, rimborsi rapidi. Solo in casi estremi è permesso l’abbattimen­to fino al 5% della popolazion­e, previa autorizzaz­ione di Regioni e Ministero. La prospettiv­a di un ritorno al passato (fino al 1971 c’era licenza di ucciderli) ha irritato gli ambientali­sti.

La parlamenta­re Michela Vittoria Brambilla, presidente Lega italiana per la difesa di animali e ambiente, è battaglier­a: «Ha prevalso il buon Mila È la stima del numero dei lupi presenti in Italia, distribuit­i tra Appennini e Alpi. Il 15-20% è vittima dell’uomo (tra bracconagg­io e incidenti) senso, i nostri lupi non sono salvi del tutto ma il rinvio fa ben sperare. Non scenderemo a compromess­i. Dovrà essere eliminato ogni accenno sulla possibilit­à di eliminare gli esemplari. Rischiano di essere cancellati 40 anni di saggia politica protezioni­sta».

Con lei Wwf, Legambient­e, Enpa, Lipu: «La strage non può costituire un metodo ordinario di gestione dei conflitti tra specie e attività zootecnich­e».

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