C’È ANCORA VOGLIA D’EUROPA MA NON VA TRADITA
L’ondata «sovranista» è stata sovradimensionata, nei grandi Paesi della Ue c’è ancora una maggioranza silenziosa filoeuropeista Mancano però le idee per rilanciare il progetto unitario
Una quota più ampia di elettori (23,8% in media; Italia 38%) si colloca però all’estremo opposto: considera la Ue come «casa comune» di tutti gli europei. E un altro 30% la vede, quanto meno, come «un condominio». Ogni popolo ha il suo appartamento, ma su molte cose si decide insieme, esiste un fondo per le spese comuni e le emergenze. Su alcuni temi specifici emerge una inaspettata disponibilità all’aiuto reciproco. Ad esempio, una schiacciante maggioranza (77%) si dichiara a favore di un fondo europeo che aiuti i Paesi in difficoltà a combattere la disoccupazione. E il 90% ritiene che sia compito della Ue fare in modo che nessun cittadino rimanga senza mezzi di sussistenza. Un’Europa meno ossessionata dai decimali di deficit e più attenta alla dimensione sociale potrebbe riguadagnare consensi persino fra i sovranisti.
La maggioranza filo-europea ha idee chiare anche sulla controversa questione della immigrazione e dell’accesso al welfare. Il 43% si dichiara contro ogni discriminazione nei confronti dei residenti stranieri, anche extracomunitari. Un altro 38% darebbe priorità ai cittadini Ue. Meno del 20% è «nativista», ossia a favore della chiusura dei confini («prima noi» o «solo noi»). Infine, la domanda cruciale: che succederebbe in caso di un referendum sull’uscita dalla Ue? Con buona pace degli europessimisti, nei sei Paesi coperti dal sondaggio (Regno Unito escluso, ovviamente) nette maggioranze voterebbero per rimanere: in Germania il 75%, in Spagna il 74%, in Polonia il 72%,in Italia il 63%, in Svezia e in Francia il 57%.
I dati d’opinione non sono oro colato e vanno interpretati con prudenza. Ma il segnale è chiaro. Nei Paesi membri più grandi sembra esserci una consistente maggioranza che ancora crede nell’Europa. Perché nel dibattito pubblico prevalgono invece le minoranze euroscettiche? Come mai gli orientamenti solidaristici di moltissimi elettori sono stati ignorati durante la crisi? Si badi che una maggioranza filoUe, persino euro-solidale, esiste anche in Germania: fra gli elettori tedeschi c’è una sor- prendente disponibilità ad appoggiare iniziative di aiuto ai Paesi in difficoltà, senza sottoporli a umilianti controlli.
I leader europei dovrebbero riflettere bene su questi segnali. La base sociale ed elettorale per un rilancio dell’Europa ci sarebbe. Quello che manca clamorosamente è un’offerta politica capace di rappresentarla, di darle voce. Se così è, ci troviamo di fronte a un fallimento di portata storica di quelle famiglie politiche (liberali, popolari, socialdemocratici) che hanno finora guidato il processo di integrazione. La Ue rischia oggi di affondare perché le sue élite non riescono a elaborare una proposta alternativa al sovranismo, da un lato, e all’austerità fiscale, dall’altro lato. Si tratta di un pauroso deficit di idee, di iniziativa, di responsabilità, che pagheremo tutti molto caro. Condannando i nostri figli a vivere in una piccola Europa divisa, irrilevante sulla scena globale e impoverita sul piano economico e sociale.
Integrazione Il 43% si dichiara contro ogni discriminazione verso residenti stranieri, anche extracomunitari Classe dirigente I leader dovrebbero riflettere bene su questi segnali, facendosene attenti interpreti