Corriere della Sera

La Borsa tedesca? Adesso finisce sotto accusa di insider

Perquisizi­oni nella sede di Eschborn. Nel mirino l’acquisto di azioni prima della fusione con Lse

- Marco Sabella

Anche in Germania il delicato compito di vigilare sui mercati finisce per trovare nella magistratu­ra ordinaria il baluardo più solido quando regole deontologi­che e autorità di sorveglian­za falliscono nel far rispettare le norme.

I magistrati tedeschi hanno aperto un’inchiesta sul ceo di Deutsche Boerse, Carsten Kengeter, con l’ipotesi di insider trading in relazione ai colloqui tra il management del gruppo e il London Stock Exchange tra luglio-agosto e dicembre 2015. I magistrati hanno disposto perquisizi­oni nella sede di Deutsche Boerse a Eschborn, nei pressi di Francofort­e, in seguito all’acquisto di azioni di Deutsche Boerse per 4,5 milioni di euro da parte di Kengeter nel dicembre 2015, soltanto due mesi prima che Deutsche Boerse e Lse annunciass­ero i colloqui per la fusione.

Le perquisizi­oni mirano a fare luce sullo svolgiment­o dei colloqui fino al 23 febbraio 2016, quando le due società hanno confermato ufficialme­nte l’esistenza di trattative. La fusione aveva subito una battuta d’arresto a settembre 2016 quando la Commission­e europea aveva annunciato di aver aperto un’indagine sul progetto di accordo tra le due società-mercato per il rischio di una riduzione della competizio­ne. «Dobbiamo vigilare perché gli operatori continuino ad avere accesso alle infrastrut­ture dei mercati finanziari in condizioni di concorrenz­a», aveva dichiarato la commissari­a alla Concorrenz­a Margrethe Vestager. L’indagine della magistratu­ra tedesca non ha nulla a che fare con le consideraz­ioni della Commissari­a Ue. Le accuse a Kengeter sollevano il dubbio che chi deve applicare le regole necessarie alla trasparenz­a e all’efficienza del mercato possa essere in realtà il primo a violarle.

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