Corriere della Sera

Unicredit, Cariverona aderisce all’aumento

- Federico De Rosa

Dopo la Fondazione Crt, ieri anche la Fondazione Cariverona ha deciso che sosterrà il maxi aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit. L’ente scaligero, che ha il 2,2% dell’istituto di piazza Gae Aulenti, ha riunito ieri il consiglio d’amministra­zione e il consiglio generale per valutare come procedere e la decisione è stata quella di sostenere l’aumento ma non per l’intera quota, bensì per il 73%, che comporterà un esborso di 211,6 milioni di euro. In una nota l’ente ha spiegato che «il nuovo investimen­to è stato valutato e deciso nell’ambito dei criteri che guidano la gestione del patrimonio della Fondazione: nell’aspettativ­a di una progressiv­a rivalutazi­one del titolo sul mercato e del ritorno di una remunerazi­one adeguata». Al termine dell’aumento la Fondazione Cariverona scenderà all’1,8% di Unicredit. Crt, invece, che ha il 2,3% del capitale, mercoledì ha deliberato la sottoscriz­ione integrale con un impegno di 300 milioni. L’aumento partirà lunedì per chiudersi il 10 marzo e le nuove azioni saranno emesse al prezzo di 8,09 euro, con uno sconto del 38% sul «Terp», il prezzo teorico dell’azione dopo lo stacco del diritto d’opzione, e potranno essere sottoscrit­te nel rapporto di 13 nuove azioni ogni 5 possedute.

Ieri i vertici dell’istituto sono stati in audizione alla commission­e Finanze della Camera per illustrare la situazione della banca alla vigilia del maxi aumento. «Abbiamo circa 50 miliardi di Btp, il nostro trend è stabile — ha detto il direttore generale, Gianni Franco Papa —, è un trend che non vede né crescite né diminuzion­i». Papa ha affrontato anche il tema delle sofferenze, cogliendo l’occasione per sollecitar­e un provvedime­nto che velocizzi i tempi per il recupero dei crediti. «Tutto il sistema bancario, non solo Unicredit, ha problemi con gli stock di Npl, c’è un problema temporale di possibilit­à delle banche di recuperare collateral­i a fronte di prestiti ”non performing”, mediamente in Italia siamo sui 7 anni per recuperare un credito, in Europa la media è fra 1824 mesi». E questo crea «difficoltà nel cedere Npl sul mercato e mediamente per ogni anno in più di tempistich­e nel recupero crediti, il valore degli Npl è del 10% inferiore».

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