Svizzera e Liechtenstein, l’intesa del Fisco «leggero»
(g.str.) Imposte, accordo tra Svizzera e Liechtenstein. I due Paesi, fiscalmente famosi per la tassazione «light», hanno dovuto trovare un’intesa. Perché evidentemente anche lungo il Reno — confine tra la confederazione e il principato — ci sono patrimoni che espatriano senza lasciare traccia al Fisco. I due Paesi avevano già firmato accordi simili con altri Stati: intese in cui era la controparte — come l’Italia — a cercare di alzare il velo sui capitali andati oltre confine. Ora, invece, la Svizzera passa dal ruolo di Paese-calamita di capitali a quello di chi vuole riportare a casa i patrimoni scappati all’estero. Ma forse anche il Liechtenstein spera di rimpatriare franchi e titoli. A Berna è stato il ministero delle Finanze a annunciare l’accordo per lo scambio di informazioni fiscali. Così l’ha spiegato Joerg Gasser, responsabile del «Segretariato di Stato per le questioni finanziarie internazionali»: «Le attività (portate in Liechtenstein e non emerse, ndr) saranno dichiarate e il contribuente in questione ha la possibilità di rimpatriare i soldi in Svizzera o di tenerli nel principato una volta pagate le tasse». Un po’ come aveva fatto Roma con la sanatoria.
Ilva, slitta il termine per le offerte
(m.bor.) Qualche dubbio doveva averlo avuto anche uno dei tre commissari straordinari dell’Ilva, Enrico Laghi (nella foto), quando lo scorso 19 gennaio, nel corso dell’audizione in commissione Bilancio alla Camera, annunciò il termine entro il quale presentare le offerte per l’Ilva: «Saranno presentate auspicabilmente entro l’8 febbraio. Il termine, proposto da noi alle cordate concorrenti, non è perentorio. Può essere prorogato». E così sarà, anche se non è stato ancora deciso fino a quando. La fase di aggiudicazione, successiva alla presentazione delle offerte, durerà 30 giorni. Ieri, intanto, sulla vicenda Ilva è intervenuto il ministro della Coesione territoriale, Claudio De Vincenti, in un’intervista a Radionorba: «Per l’Ilva ci sono obiettivi ambientali a tutela della salute che sono i più stringenti al mondo. Spetta a chi la rileverà rispettarli con la tecnologia che riterrà di adottare».
Dieta «Smartfood» al lavoro Accordo Ieo-Boston Consulting
(g.princ.) Offrire cibo sano e gustoso in azienda, e diffondere una cultura dell’alimentazione che contribuisca a prevenire malattie come il cancro e patologie cardiovascolari e neurodegenerative. È questo l’obiettivo dell’accordo firmato tra la Fondazione Ieo-Ccm e The Boston Consulting Group, il primo nel suo genere. Da ieri i dipendenti della sede milanese della società potranno scegliere tra vari menu basati sulla dieta Smartfood, approvata dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano: l’unica in Italia con un marchio scientifico, interamente basata sugli studi internazionali più attendibili e presentata nel libro La Dieta Smartfood (Rizzoli) — diventato un bestseller —, scritto dalla giornalista Eliana Liotta, in collaborazione con Pier Giuseppe Pelicci e Lucilla Titta, rispettivamente direttore della ricerca e nutrizionista allo Ieo, che da anni impegna ricercatori e medici nell’individuazione di un modello sano di alimentazione quotidiana.