Corriere della Sera

«Giudicatem­i per la voce, non per l’aspetto»

Quasthoff, ex baritono, è affetto da gravi malformazi­oni e oggi canta jazz: la vita è meraviglio­sa

- Valerio Cappelli

Spunta anche Diletta Leotta (foto) al Festival di Sanremo. Sul palco con la coppia Carlo Conti-Maria De Filippi salirà anche la giornalist­a di Sky Sport che in poco tempo è diventata anche personaggi­o da gossip (è seguitissi­ma su Instagram dove ha più di un milione di follower) e anche un personaggi­o da cronaca suo malgrado, con le sue foto private hackerate e finite in rete. Per Diletta Leotta è previsto uno spazio all’interno di «Tutti cantano Sanremo», per rievocare la canzone del Festival a cui è più legata. Per il momento una presenza limitata nel corso di una delle serate, ma i lavori a Sanremo sono ancora in corso e non è escluso che il suo apporto si possa allargare. altamente tossico che gli ha lasciato la statura di un bambino, privandolo praticamen­te delle braccia.

Ma ciò non gli ha impedito di diventare un artista, quando nessuno avrebbe scommesso su di lui, e di essere felice. «Nel 2012 è venuto a mancare mio fratello Michael, a cui ero legatissim­o ed ebbe molta influenza sui miei gusti musicali jazz, dai classici all’avanguardi­a, Beiderbeck­e e Armstrong, Gillespie e Coltrane. Poi ho avuto una crisi vocale, ed ero stanco di viaggiare. Ora mi diverto di più, mi godo mia moglie e mia figlia. Sono più rilassato, anche se non sono diminuiti i miei impegni. A novembre inciderò un altro cd jazz. Non mi manca il mondo classico, che può essere duro. È stato un lungo periodo della mia vita, bello, ma è finito».

Ha ricevuto una standing ovation dopo una serata all’Opera di Vienna dedicata a Sinatra. Canta jazz come un baritono? «No, altrimenti non lo farei. Il jazz mi rende più libero. Canto le cose che amo, secondo il mio stile. Ma a dire il vero non ho mai pensato allo stile. Non sono la nuova scoperta del soul e non sono colui che rivoluzion­erà il jazz. A volte si fa qualcosa sempliceme­nte perché piace o perché da piacere agli altri. Alla fine di tutto, cresci con la buona musica ed è ciò che conta».

Ascoltando Quasthoff, la sua voce calda e generosa, si capisce il Paradiso di Dante, quando scrive che la musica è rapimento, non comprensio­ne. Thomas in un’intervista ha detto di non aver mai considerat­o il proprio corpo un limite. In concerto Thomas Quasthoff (57 anni) in concerto alla Carnegie Hall di New York Ora dice che «è una questione troppo privata per rispondere», e ha ragione lui.

Ha anche detto di non voler essere un esempio per chi vive l’handicap. «No, questo non l’ho mai pensato. Il mio messaggio è la mia musica, non la mia vita. Non intendo suscitare compassion­e e voglio essere giudicato per la mia voce. Jessye Norman non veniva recensita per il suo peso, o Andrea Bocelli per la sua cecità. Nessuno li ha mai compatiti. D’altra parte è quello che succede quando canto, da Vienna ad Amburgo: le sale erano tutte esaurite, mi hanno applaudito per le emozioni che ho trasmesso. All’inizio della mia carriera la gente era attratta dal mio aspetto, poi mi ascoltavan­o e l’attenzione si spostava sulla mia voce. Ma è passato tanto tempo dai miei primi passi. Forse a Palermo prevarrà la curiosità perché è la prima volta che vi canto. Mi ritengo un uomo fortunato, la vita è meraviglio­sa. Chi non mi capisce, non ha mai conosciuto mia moglie e mia figlia».

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