Corriere della Sera

«Il basket italiano? Di questo passo finiranno per ucciderlo»

Giorgio Buzzavo, ex Benetton: «Aumentare le squadre è una follia: non ci sono soldi per tutti»

- 3 4 Daniele Sparisci

invece, le power unit— si tradurrann­o in un vertiginos­o aumento delle prestazion­i: migliorame­nti sul giro di 2,5- 3 secondi rispetto all’anno scorso, velocità in curva superiori fino a 40 km/h, accelerazi­oni laterali di oltre 5g. Valori al limite che impongono un enorme sforzo fisico a chi siede nell’abitacolo soprattutt­o nella zona della testa. La pausa invernale di Hamilton, Vettel e soci è caratteriz­zata da pesanti sedute di preparazio­ne per arrivare pronti all’appuntamen­to di

Giorgio Buzzavo, 70 anni, ha guidato a lungo il «regno» polisporti­vo dei Benetton. Oggi si occupa di giovani e sport e del Laboratori­o 0246, legato alla prima infanzia. Ma è sinceramen­te preoccupat­o per il basket degli adulti: «La serie A a 18 squadre ucciderà anche la mia tendenza all’ottimismo».

La Fip e le due Leghe paiono d’accordo...

«Stanno rovinando definitiva­mente la nostra amata pallacanes­tro, che di questo passo morirà: già all’epoca fui il solo a oppormi al passaggio da 14 a 16. Ancora una volta si va nella direzione sbagliata: è una scelta miope di fronte al quadro economico del Paese e allo sviluppo del basket internazio­nale, che lavora per avere più qualità con meno squadre. La Lega non potrà avere un obiettivo comune: troppe diversità e troppi interessi differenti».

Colpa più della Federbaske­t o della Lega di A?

«La Fip punta a una Lega debole per fare quello che vuole».

Lo scenario negativo ha una cornice generale?

«Non ci sono risorse per tutti e si “equivoca” fra i nomi delle piazze storiche e la loro reale capacità di allestire budget per competere a un livello più alto. Ma questo è solo l’inizio».

E il resto?

«Vi preparo un “tridente “di argomenti: le finestre della Fiba, gli impianti indecenti, l’utilizzo degli italiani».

Fuori uno...

«I nuovi spazi che la federazion­e internazio­nale darà alle Nazionali nel corso di una stagione sono una scelta famigerata. Varare i calendari sarà un’impresa, a maggior ragione con le 18 squadre».

Sugli impianti, la Fip è tassativa: almeno 5 mila posti.

«E chi li ha, i 5 mila posti? Quattro, cinque squadre. Finirà come al solito: concederan­no deroghe».

C’è l’impegno a darsi da fare per i nuovi palazzi.

«Lo vedo drammatica­mente impossibil­e in tempi mediobrevi. E forse non lo sarà nemmeno a lungo termine, senza adeguati strumenti. Pensiamo allora a rendere quelli in uso più ospitali, privi di barriere, concepiti per le famiglie e non per quattro scalmanati che rovinano la serenità dei gestori».

È il piano della Lega, varato dal responsabi­le marketing.

«Ma non ho ancora visto Scatenato Dada Pascolo, 15 punti

Fernando Alonso è uno dei cultori della preparazio­ne fisica, alla quale dedica anche 5-6 ore al giorno

Valtteri Bottas: il nuovo pilota della Mercedes impegnato in una sessione in palestra

Max Verstappen in una curiosa posa: per il giovane talento della F1 non ci sono solo sedute al simulatore o all’amata Playstatio­n

Anche Daniel Ricciardo è un tipo tosto, che tiene il fisico sotto il torchio: trekking e tanta bici nel suo menù di allenament­o nulla di concreto...».

A proposito di manager: è una figura quasi sparita.

«Ed è un altro catastrofi­co errore. Creare un manager presuppone investire: invece si preferisce dare i soldi ai giocatori e ai procurator­i. E i club restano allo stato brado».

Ci scordiamo degli italiani?

«No. Tutti li vogliono, ma

giri più rapidi, spazi di frenata ridotti, curve più veloci, anche il cervello si deve adeguare ai nuovi ritmi. Va preparato con tecniche per migliorare tempi di reazione, concentraz­ione, coordinazi­one, fluidità di movimenti, gestione della tensione. Sono tutti cavalli in più, anche se non si vedono».

Per i più giovani del paddock sarà un mondo tutto da scoprire; invece per chi lo frequenta da anni sarà quasi un ritorno alle origini. È il caso di Fernando Alonso, uno che quando non è in pista pratica sport per 5-6 ore al giorno. «Il problema è fermarlo, non seguirlo» scherza Fabrizio Borra, che da 16 anni insieme a Edoardo Bendinelli segue la preparazio­ne del campione spagnolo. «Lui è cresciuto quando c’erano le gomme che duravano e facevi 60 giri da qualifica: non avrà problemi a riabituars­i. Abbiamo ripreso vecchi moduli, aggiornand­oli con nuovi concetti. Da quest’anno il livello di training si è decisament­e alzato. È necessario curare le funzioni neuromusco­lari: forza, capacità aerobica,

Prendiamo atto della realtà, rivediamo la piramide dei tornei e le regole: oggi si vivacchia nell’aurea mediocrita­s Il fisioterap­ista

Fabrizio Borra: «Da curare forza, capacità aerobica, flessibili­tà e coordinazi­one»

coordinazi­one e flessibili­tà. Una volta che hai creato le fondamenta buone, è fatta».

In attesa che la nuova era dei «supercorpi» inizi ufficialme­nte, ieri a Fiorano Antonio Giovinazzi ha debuttato con la SF15-T, la monoposto della stagione 2015, per una serie di collaudi comparati fra simulatore e pista: «Un’emozione bellissima: uscire dai box con una Ferrari, per un italiano è un’esperienza fantastica». Oggi il bis. non si investe sui vivai e si accontenta­no i deboli che ingaggiano americani da 30 mila dollari: però Treviso, in A2, sta rinascendo grazie agli italiani. La formula dei 6 stranieri più 6 indigeni? Non convince».

C’è una frase per definire il basket italiano di oggi?

«Aurea mediocrita­s».

Se la sente Armani...

«Ha sballato la serie A con budget troppo alti. Ma in Europa, sono troppo bassi: quindi, vive di un paradosso».

Anche Benetton era accusato di drogare il basket.

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