Il machete, le urla poi gli spari Paura al Louvre
Aveva tentato di fare irruzione nella galleria di negozi sotto la piramide del Louvre, armato di machete e coltello e urlando «Allah Akbar». I militari di pattuglia hanno ferito l’aggressore, Abdallah E-H., egiziano di 29 anni. Colpiti anche quattro soldati.
Il medico A organizzare il suo ricovero, il medico scampato al massacro di Charlie Hebdo
Il 29enne egiziano Abdallah El-Hamahmy, secondo gli account Twitter e Facebook che sembrano riferirsi all’attentatore, sarebbe originario di Mansourah, in Egitto. Si è sposato nel 2014 e vive a Dubai come responsabile delle vendite di un’azienda degli Emirati. Appassionato di calcio europeo e di bodybuilding, non sembra un religioso particolarmente praticante, ma questo lo accomunerebbe ai profili di molti altri attentatori. Secondo Romain Caillet, uno dei maggiori conoscitori francesi della galassia jihadista, ieri mattina prima di entrare in azione ha postato numerosi tweet inneggianti ad Allah e in precedenza aveva espresso sui social media il suo sostegno all’Isis. Il 26 gennaio Abdallah El-Hamahmy ha scritto su Facebook e su Twitter che era in partenza dal Dubai International Airport verso Parigi, e la data coincide con la ricostruzione diffusa ieri sera del procuratore François Molins.
Il 30 ottobre 2016 El-Hamahmy presenta al consolato francese di Dubai una domanda di visto turistico che viene accolta l’8 novembre per un mese, dal 20 gennaio al 20 febbraio 2017.
Il 26 gennaio 2017 l’uomo arriva all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi in provenienza da Dubai, e il volo di ritorno è previsto per domani, il 5 feb- braio. Lo stesso 26 gennaio, appena arrivato a Parigi, Abdallah El-Hamahmy affitta un appartamento ammobiliato per 1700 euro alla settimana in rue Ponthieu, nel VIII arrondissement di Parigi, poco lontano dagli Champs Elysées. Il 27 gennaio, l’uomo noleggia un’auto che è stata ritrovata ieri sera, sempre in rue Ponthieu.
Il 28 gennaio, alle 17.31, Abdallah El-Hamahmy compra due machete all’armeria «Armes Bastille», per 580 euro in contanti. La perquisizione del suo appartamento in rue Ponthieu ha permesso di ritrovare 955 euro in contanti, le due custodie e la fattura dei machete, un iPad, molte carte prepagate, vestiti per una settimana, una batteria autonoma per telefono e il passaporto egiziano con dei visti per l’Arabia Saudita nel 2015 e due per la Turchia nel 2016. Infine, la polizia ha trovato il permesso di residenza negli Emirati Arabi Uniti e la patente di guida.
Quel che sembra il suo account su Twitter porta un ultimo messaggio alle 9.34, cioè circa un quarto d’ora prima dell’attacco: «Per i fratelli in Siria. Non c’è negoziato possibile, nessun compromesso, non c’è pace nella guerra».
Da quel momento in poi finisce ogni attività sia su Twitter sia su Facebook. È stato portato in gravi condizioni all’ospedale
Pompidou di Parigi dove la sua prognosi resta riservata. Si trova ora in rianimazione.
A organizzare il suo ricovero, ieri mattina, c’era Patrick Pelloux, il medico delle urgenze del Pompidou che collaborava con Charlie Hebdo e che il 7 gennaio 2015, quando tutto cominciò, si salvò per caso perché non era presente alla riunione di redazione e fu tra i primi a intervenire sul luogo del massacro dei suoi amici.