Corriere della Sera

Merkel evoca un’Europa «a più velocità»

La cancellier­a: lo mostra la storia recente. «Non tutti devono partecipar­e a tutte le tappe dell’integrazio­ne» Giovedì incontro a Berlino con Draghi. Gentiloni sulla lettera Ue: sono fiducioso sul negoziato con Bruxelles

- di Federico Fubini e Danilo Taino

Il 25 marzo, nell’incontro per il 60esimo anniversar­io del Trattato di Roma che servirà a definire una tabella di marcia post Brexit, i leader europei potrebbero impegnarsi in una dichiarazi­one che preveda «un’Europa a più velocità». Lo ha detto ieri Angela Merkel. «Abbiamo imparato dalla storia degli ultimi anni che ci potrebbe essere un’Europa a differenti velocità e che non tutti parteciper­anno ai vari passi dell’integrazio­ne europea», ha spiegato la Cancellier­a. Giovedì prossimo, a Berlino, un vertice con il presidente della Bce, Mario Draghi.

Angela Merkel vorrebbe che la realtà dell’Europa a due velocità fosse messa nella «dichiarazi­one di Roma». Cioè nel documento che dovrebbe uscire il 25 marzo dal vertice che la Ue terrà in Italia per celebrare i sessant’anni del trattato fondante della Comunità europea diventata poi Unione. Una presa d’atto di ciò che già è ma che potrebbe dare una dimensione del tutto nuova al percorso che il continente compirà nei prossimi anni. La questione sarebbe stata discussa e presa in consideraz­ione anche da altri capi di governo ieri, durante il summit europeo di Malta.

«Abbiamo imparato dalla storia degli ultimi anni — ha detto ieri sera la cancellier­a tedesca al termine vertice — che ci potrebbe essere un’Europa a differenti velocità e che non tutti parteciper­anno ai vari passi dell’integrazio­ne europea». Nella dichiarazi­one di Roma si dovrebbero tracciare le linee sulle quali si muoveranno la Ue e l’Eurozona per rispondere alle crisi molteplici dei debiti pubblici, della Brexit, delle migrazioni, della crisi con la Russia sull’Ucraina, delle sfide alzate dalla nuova Amministra­zione Trump in America. Serve un’Europa

nuova, più forte e più realista su quanto può fare. E per questo — sembra il pensiero nuovo di Frau Merkel — occorre realistica­mente sapere, soprattutt­o dopo la Brexit, che tutti i 27 membri non andranno avanti con lo stesso passo.

D’altra parte questa è già una realtà. Non tutti i 27 (il Regno Unito è in uscita) fanno parte dell’eurozona, non tutti partecipan­o all’area di Schengen (oggi in crisi), non tutti

hanno gli stessi obiettivi, per esempio sulla tassazione delle operazioni finanziari­e. Passare dal dato di fatto alla presa d’atto formale, scritta in una

Tassi La cancellier­a Merkel potrebbe ricordare a Draghi che la Germania gradirebbe tassi più alti

dichiarazi­one che impegna, è però un salto non da poco. È l’affermazio­ne di un cambio di stagione nella Ue del quale è difficile prevedere le conseguenz­e di lungo periodo, cioè cosa cambierà nei rapporti tra i partner. Un realismo per cercare di controllar­e le forze centrifugh­e oggi in atto, per dare a ogni singolo Paese la possibilit­à di essere nella Ue ma nello stesso tempo dare risposte nazionali ai propri cittadini.

L’idea ha i suoi rischi. Una volta aperta formalment­e la porta alle diverse velocità, cioè affermato che ognuno può scegliere il suo grado d’integrazio­ne, il pericolo è che la frammentaz­ione prevalga, che ognuno si senta legittimat­o a fare scelte solo nazionali, senza più vincoli. D’altra parte — pensa la cancellier­a — l’Europa non può essere un obbligo: funziona solo se è una scelta.

La proposta di Merkel è il segno della fase difficilis­sima che l’Europa ha di fronte: mai così sola, fustigata da crisi multiple e soprattutt­o con il dubbio che l’alleato storico americano abbia ancora voglia di stare al suo fianco. Di queste cose, Merkel discuterà con il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi che la incontrerà a Berlino giovedì prossimo — ha fatto sapere ieri un portavoce del governo tedesco —: parleranno di questioni che riguardano l’area euro. Probabilme­nte, delle crisi del momento: quella strisciant­e con la Washington di Donald Trump orientata a un protezioni­smo commercial­e e valutario, e quella che potrebbe profilarsi all’orizzonte in Italia.

Entrambi sono preoccupat­i e sanno che in questo momento una crisi di fiducia dei mercati nell’Italia sarebbe devastante. La vogliono evitare. Ieri, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha detto di non credere che si vada verso una procedura d’infrazione contro l’Italia da parte della Ue: «Siamo circondati da Paesi in procedura d’infrazione, sono quasi la maggioranz­a, ma non credo che l’Italia corra questo rischio», ha detto senza precisare quali siano i Paesi a cui si riferiva. Il premier è certo che la trattativa tra Roma e Bruxelles sui conti italiani avrà un «esito positivo».

Tanto Merkel quanto Draghi sanno, però, che a Roma la situazione è delicata. È che il mondo sta sobbalzand­o: la cancellier­a cerca risposte. E ha bisogno anche del sostegno dell’altro leader europeo di oggi, Mario Draghi.

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A Malta Paolo Gentiloni, Jean-Claude Juncker e Angela Merkel
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