Corriere della Sera

Boldrini: «Elezioni? Prima approvare molti atti in attesa»

La presidente della Camera: non c’è solo la legge elettorale ci sono altri atti importanti da approvare nella legislatur­a Vedo che l’ex premier ha cambiato prospettiv­a sulle urne

- Di Massimo Franco

«Il governo durerà finché ha una maggioranz­a in Parlamento. Ma oltre al sistema elettorale esistono altre priorità, non meno urgenti e sentite. Ci sono misure che giacciono al Senato da mesi: provvedime­nti che toccano i diritti individual­i, la vita delle persone. E vanno approvati entro la legislatur­a». La presidente della Camera, Laura Boldrini, dice al Corriere che il «populismo sta crescendo e sarebbe irresponsa­bile frammentar­e l’area progressis­ta». E poi: «Vedo che anche Renzi ha cambiato prospettiv­a sulle urne».

«Bisogna dare la precedenza alla responsabi­lità e alla generosità. Capire ciò che è utile al Paese e anteporre questo interesse alle ambizioni personali, impedendo che abbiano il sopravvent­o». Laura Boldrini, presidente della Camera e terza carica dello Stato, non fa nomi. E dunque solo maliziosam­ente si può pensare che si riferisca a Matteo Renzi. Ma forse la sua indicazion­e è più generale. Rinvia a una fase di disuguagli­anze sociali che stanno lacerando l’Italia, mentre la politica si concentra sulle riforme costituzio­nali e sulla legge elettorale. «Ma non c’è solo la riforma del voto», avverte la presidente della Camera. «Altrimenti la sinistra rischia di apparire lontana dalla realtà».

Eppure il vertice del Pd continua a dire che una volta scelto il nuovo sistema elettorale, si torna alle urne.

«Dobbiamo stare attenti a non ripetere l’errore commesso col referendum costituzio­nale, quando sembrava che tutta la vita italiana ruotasse intorno a quella scadenza. Il governo durerà finché ha una maggioranz­a in Parlamento. Ma oltre al sistema elettorale esistono altre priorità, non meno urgenti e sentite. Ci sono misure che giacciono al Senato da mesi: provvedime­nti che toccano i diritti individual­i, la vita delle persone. E vanno approvati entro la legislatur­a».

Giacciono lì perché il Senato funziona male e perché il bicamerali­smo rallenta il percorso delle leggi?

«Non credo che la colpa sia del Senato, né del bicamerali­smo. Il problema è la maggioranz­a che non funziona bene perché ha numeri diversi nei due rami del Parlamento. La questione è politica. E credo che se non si creano le premesse per eleggere coalizioni omogenee per Camera e Senato, questa sconnessio­ne si riproporrà, aggravata».

La legge elettorale è importante?

«Certo che è importante: deve garantire la rappresent­anza e la governabil­ità. E la deve plasmare il Parlamento, non la Consulta: limitarsi ad applicare le sentenze emesse dalla Corte costituzio­nale, secondo tutti gli esperti, sarebbe solo una garanzia di instabilit­à, oltre che un segno di impotenza del potere legislativ­o. E invece il Parlamento deve sentire l’orgoglio di fare una nuova legge. Persistono troppe differenze tra Camera e Senato: vanno appianate, i due sistemi elettorali vanno resi omogenei. Su questo credo che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, abbia parlato chiaro. E va ascoltato. Parlo delle differenze su premio di maggioranz­a, capilista bloccati, soglie di sbarrament­o: non si possono minimizzar­e. E parlo anche della doppia preferenza di genere, che adesso è prevista solo alla Camera e di cui quasi nessuno si occupa: non vorremo mica un Senato per soli uomini? La soluzione deve uscire da una discussion­e tra le forze politiche più condivisa possibile, non con gli strappi che abbiamo vissuto in questa legislatur­a. Ma ripeto: non possiamo tralasciar­e i bisogni reali delle persone».

Sembra che lei lo consideri quasi più importante.

«Lo è almeno altrettant­o. La legislatur­a ha un patrimonio di leggi da approvare in via definitiva che non va buttato via. La prescrizio­ne: anche i familiari delle vittime della strage di Viareggio la temono. Ogni volta che un processo finisce con la prescrizio­ne è una sconfitta dello Stato. L’introduzio­ne del reato di tortura. La riforma della cittadinan­za. La legge-delega sulla lotta alla povertà. In un Paese che ha quattro milioni e mezzo di poveri assoluti, magari il provvedime­nto ne copre solo poco più di un terzo. Ma sarebbe un segnale importante. I progressis­ti hanno il compito di arginare disuguagli­anze che stanno impoverend­o tanti e schiaccian­do la classe media. E non è un problema solo economico: è anche politico. Deve affermarsi una sinistra che rappresent­i i nuovi esclusi».

Leader alla Sanders in Usa, alla Corbyn in Gran Bretagna e alla Hamon in Francia? Non sono candidati che segnano l’involuzion­e verso una sinistra passatista?

«Perché passatista? Nell’Ue e negli Usa sono emersi nelle forze di sinistra candidati che hanno riportato la barra verso valori fondamenta­li che si sono smarriti negli ultimi anni. Ma il pensiero progressis­ta non è morto. Va riproposto, seppure aggiornato, a un elettorato deluso, tradito, disorienta­to. Si pensava che l’identità di sinistra non fosse più di moda. Invece lo è».

Ma le sinistre sembrano condannate a essere minoritari­e.

«E chi lo ha detto? Non sarà il contrario, e cioè che una sinistra con una forte identità può diventare maggioranz­a? Se non ora, quando? Bisogna recuperare un’identità egualitari­a, e rilanciarl­a in un’ottica contempora­nea. Secondo me questo è il tempo della sinistra».

Anche se dovunque vince la destra?

«Vince se lasciamo un vuoto culturale e politico, che consente alla destra di sfruttare le disuguagli­anze senza risolverle: fino al paradosso del miliardari­o Trump, preferito a una sinistra che rischia di morire di identifica­zione con l’establishm­ent. Se inseguiamo la destra sulla sicurezza, se non facciamo abbastanza per combattere la discrimina­zione delle donne in ogni campo, insomma se la sinistra fa la destra, vincono gli altri. Ci vuole qualcuno che recuperi questi valori».

Sembra l’identikit perfetto di una candidatur­a Boldrini.

«Non sto parlando di questo. Ma che esista un fermento nella sinistra è indubbio. Il fatto che l’ex premier e segretario del Pd sembra stia cambiando prospettiv­a mi pare una novità».

Un Renzi meno tentato dal voto anticipato?

«Beh, qualche giorno fa diceva di volere andare alle urne comunque, e il prima possibile. Adesso, stando a quello che ha dichiarato al Corriere, ha aperto alle primarie e al congresso, ha una linea interlocut­oria. Ne deduco che non vuole una scissione».

Il consiglio Occorre dare la precedenza a responsabi­lità e generosità, capire ciò che è utile al Paese e anteporlo alle ambizioni personali Il rischio Una sinistra con una forte identità può diventare maggioranz­a. Se no, il rischio è una sinistra che rischia di morire di establishm­ent

Crede davvero che questa sinistra divisa possa riunificar­si?

«Ogni gesto verso dialogo e inclusione va visto in modo positivo. D’altronde, anche dentro Sinistra Italiana è in atto una discussion­e, che spero si concluda bene. Se il Pd ritrova il contatto col suo elettorato, è un bene. Paolo Gentiloni che crea un ministero per il Mezzogiorn­o, dove il Pd ha perso, fa la cosa giusta. Sarebbe da irresponsa­bili frammentar­e l’area progressis­ta mentre cresce l’Internazio­nale populista».

Secondo lei le forze populiste, M5S in testa, si sono rafforzate col governo Renzi?

«Difficile a dirsi. Occorrereb­be un barometro esatto che non ho. Osservo solo che le persone sono ancora arrabbiate e scontente. La gente non ha capito e non capisce perché si sia speso tanto tempo solo sulle riforme costituzio­nali».

Non è paradossal­e che dal 2013 la sinistra abbia bruciato due governi e minacci di buttare giù il terzo? Tutti suoi?

«Questo è un punto di vista. Un altro dice che la succession­e dei governi è servita per aumentare la stabilità. Certo, il passaggio del 2014 da Enrico Letta a Renzi, per molti, è stato difficile da capire e da accettare: soprattutt­o per il modo in cui è avvenuto».

È d’accordo con Giorgio Napolitano quando dice che bisognereb­be arrivare alla fine della legislatur­a?

«Tempi e durata del governo li deciderann­o i partiti. Ma non è accettabil­e che a Napolitano, per avere espresso una sua opinione, siano arrivati insulti indegni».

 ?? (Ansa) ?? Al vertice Laura Boldrini, 55 anni, è stata eletta presidente della Camera il 16 marzo 2013. Un mese prima era entrata in Parlamento per la prima volta, eletta nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà. In precedenza, dal 1998 al 2012 aveva ricoperto...
(Ansa) Al vertice Laura Boldrini, 55 anni, è stata eletta presidente della Camera il 16 marzo 2013. Un mese prima era entrata in Parlamento per la prima volta, eletta nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà. In precedenza, dal 1998 al 2012 aveva ricoperto...

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