Corriere della Sera

Berlusconi e i due ministri

Approvazio­ne per le parole sui tempi del voto e il possibile asse con FI sulla legge elettorale

- di Francesco Verderami

Berlusconi è uomo di folgorazio­ni e delusioni. E se su Renzi ormai è calato il velo, su Calenda e Franceschi­ni è scattato l’entusiasmo dell’infatuazio­ne.

Il Cavaliere ci mette poco per farsi prendere dal trasporto (politico), e con i due ministri del governo Gentiloni è stata una fiammata. Del titolare per lo Sviluppo Economico, l’altro ieri diceva: «Com’è bravo, lo potremmo candidare a premier». Del titolare per la Cultura, ieri ha detto: «Com’è bravo, potrebbe essere il presidente del Consiglio ideale per un governo di larghe intese». Ovviamente il fondatore del centrodest­ra non direbbe simili cose se si potesse candidare. Ma siccome (per ora) non può, è sempre a caccia di qualcuno per passare il tempo.

Pare si sia intrigato persino del sindaco di Milano, se è vero che l’ha messo sotto osservazio­ne e ha commission­ato su di lui una pila di sondaggi. D’altronde Sala era «la mia prima scelta», così almeno si fece sfuggire all’indomani del ballottagg­io per Palazzo Marino: «Gli avevo parlato per candidarlo con noi, mi rispose — questa la versione di Berlusconi — che non poteva perché temeva di finire sulla graticola dei magistrati». Vista la prospettiv­a di grandi coalizioni, le strade potrebbero incrociars­i.

Nell’attesa, Calenda e Franceschi­ni hanno un po’ colorato le sue giornate, ingrigite dai rigurgiti giudiziari: il primo ha aperto il vaso di Pandora in casa Renzi, dicendo che «sarebbe un rischio per il Paese andare alle urne in giugno»; il secondo ha aperto alla trattiva con Forza Italia sulla legge elettorale, dicendo che bisognereb­be assegnare il premio di maggioranz­a alla coalizione non più alla lista. Progetto a cui mira anche Alfano. Berlusconi è pronto ad accettare, per evitare la convivenza con Salvini, che a sua volta — non volendosi «mischiare» con Berlusconi— non ha bocciato la proposta, avendo l’ambizione di riscoprirs­i davanti al Cavaliere all’apertura delle urne.

Ma, per dirla con Verdini, «sulla legge elettorale siamo ancora alle schermagli­e»: bisognerà attendere le motivazion­i della Consulta alla sentenza sull’Italicum — secondo il capo di Ala — per sapere «le reali intenzioni di Renzi», per capire cioè quando e come si andrà a votare. Tutti gli uomini di Berlusconi vorrebbero capirlo prima, e si interrogan­o se sia opportuno alzare il telefono per far parlare il Cavaliere con il leader del Pd, o se invece sia preferibil­e attendere lo squillo. Ogni opzione comporta dei rischi: nel primo caso il timore è che Renzi non risponda, nel secondo che il telefono resti muto.

E allora tocca a Letta tenere un piede nel campo di Agramante, in modo da sapere cosa accade nel Pd. Così al Cavaliere viene riferito che il Guardasigi­lli

Le relazioni con il Pd Il dubbio dentro Forza Italia se chiamare Renzi o attendere che sia lui a fare il primo passo

Orlando è favorevole al premio di coalizione, «anche se ancora da noi è tutto confuso». La confusione è tale — secondo quanto saputo da Berlusconi — che Delrio sarebbe rimasto sorpreso dall’intervista di Renzi al Tg1: «Doveva aprire al premio di coalizione e non l’ha fatto». Ogni informazio­ne che riceve, rafforza nel capo degli azzurri il convincime­nto che il leader dem non abbia ancora smaltito la botta referendar­ia: non tanto perché non ha detto ciò che avrebbe voluto dire, ma perché ha detto ciò che non avrebbe voluto dire. Per esempio la battuta sul «vitalizio dei parlamenta­ri», di cui si sarebbe pentito.

Ma se al Nazareno piangono, ad Arcore non ridono. Per esorcizzar­e la paura dei Cinquestel­le, circola la battuta che — se Grillo vincesse — stacchereb­be anche l’antenna della tv a casa del «dottore». La speranza di ottenere il premio di maggioranz­a alla coalizione, porta Berlusconi a essere prudente e a far rilasciare poche dichiarazi­oni di plauso per la proposta di Franceschi­ni, onde evitare che finisca schiacciat­a da un sua pubblica approvazio­ne. Intanto si prodiga nel vecchio ruolo del federatore. «Più si può allargare l’alleanza, meglio è», ha detto ai suoi sherpa: «Parlate con tutti». E anche lui ha ripreso a parlare con tutti, riesumando persino la geniale idea del ’94 che lo portò a Palazzo Chigi: il Polo della Libertà e il Polo del Buongovern­o. Da allora però è cambiato il mondo.

 ?? (Ansa) ?? Insieme Ecco l’ultima immagine dei tre leader delle forze di centrodest­ra insieme su un palco. Risale all’8 novembre 2015 quando in piazza Maggiore a Bologna si ritrovaron­o per una manifestaz­ione comune Silvio Berlusconi (Forza Italia), Matteo Salvini...
(Ansa) Insieme Ecco l’ultima immagine dei tre leader delle forze di centrodest­ra insieme su un palco. Risale all’8 novembre 2015 quando in piazza Maggiore a Bologna si ritrovaron­o per una manifestaz­ione comune Silvio Berlusconi (Forza Italia), Matteo Salvini...

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy