Corriere della Sera

Meno regole a Wall Street: linea Trump per la finanza

Il presidente inizia a demolire le leggi volute da Obama dopo la crisi finanziari­a. Sanzioni e tensioni con l’Iran

- di Massimo Gaggi e Giuseppe Sarcina

Ora tocca alla finanza. Ieri Donald Trump ha cancellato vincoli e controlli proposti da Barack Obama e approvati dal Congresso nel 2010. È la legge Dodd-Frank, la risposta politica alla più grande crisi economica del dopoguerra.

La norma chiave è la separazion­e tra le finanziari­e specializz­ate in investimen­ti e le banche che raccolgono denaro dai risparmiat­ori. Negli anni fino al 2007-2008 gli istituti di credito potevano lanciarsi in scommesse spericolat­e, come quella sui mutui subprime, compromett­endo le riserve di garanzia, spesso fino alla bancarotta.

Nel corso della campagna elettorale Trump aveva attaccato

Giorni frenetici Monito della Casa Bianca alla Nord Corea, allo studio la revisione dell’apertura a Cuba

a lungo «gli interessi di Wall Street». Nello stesso tempo, però, si appoggiava agli uomini più spregiudic­ati di Wall Street per cercare finanziame­nti. Uno di questi è Steven Mnuchin, ora designato al Tesoro. Un altro è Gary Cohn, ex presidente di Goldman Sachs e ora direttore del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca. Sono le volpi (pentite?) messe da Trump a guardia del pollaio. In un’intervista con il Wall

Street Journal, Cohn ha spiegato che «la Dodd-Frank non ha raggiunto gli obiettivi previsti». Anzi «ha ristretto le scelte dei consumator­i». Cohn ha aggiunto: «Noi abbiamo le banche migliori e più capitalizz­ate del mondo; ma sono oberate dalla più pesante, straripant­e regolament­azione del mondo».

La decisione di Trump sicurament­e non sarà piaciuta

alla presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, che nelle ultime conferenze stampa ha difeso l’attuale sistema di garanzie per il risparmio e di protezione per i consumator­i.

Il nuovo leader americano sta smantellan­do a picconate le strutture interne più importanti

ereditate da Obama. Prima la riforma sanitaria, ora la «Dodd-Frank».

Più contraddit­tori, invece, gli sviluppi in politica estera. Nelle ultime ore Trump ha comunicato che le sanzioni contro la Russia non si toccano. Inoltre ha chiesto al primo ministro israeliano,

Benjamin Netanyahu, di fermare la costruzion­e di altri insediamen­ti nei Territori occupati. Sono due posizioni in linea con la visione di Obama e forse sono il risultato di una gestione più collegiale, con l’arrivo di Rex Tillerson a capo del Dipartimen­to di Stato.

Trump, invece, conferma la linea dura nei confronti dell’Iran. Prima via Twitter: «Stanno giocando con il fuoco. Non hanno apprezzato quanto sia stato gentile con loro il presidente Obama. Io non lo sarò». Poi con un annuncio del ministero del Tesoro: nuove sanzioni a carico di 13 esponenti del governo e di 12 enti come risposta agli esperiment­i nucleari. Da Teheran l’esecutivo guidato dal presidente Hassan Rohani ha fatto sapere che «gli Stati Uniti violano gli impegni assunti con l’accordo sul nucleare, anche con l’avallo del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Ma potrebbero esserci presto altre sorprese: lo staff di Trump si sta rendendo conto di quanto sia giuridicam­ente e politicame­nte complicato ripudiare l’intesa sull’energia atomica sottoscrit­ta nel 2015 da Stati Uniti, Iran, ma anche da Cina, Russia, Gran Bretagna, Germania e Francia.

Sono giorni frenetici. Trump sta imponendo un ritmo forsennato. Due giorni fa ha «avvisato» anche la Corea del Nord a «non coinvolger­e gli Stati Uniti» nell’escalation nucleare. Ieri il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha detto che è allo studio la revisione della politica di apertura nei confronti di Cuba.

Ma fretta non è sempre sinonimo di efficienza. Il bando temporaneo sui viaggiator­i provenient­i da 7 Paesi musulmani continua ad alimentare confusione. Con un episodio grottesco: ieri è stato fermato e interrogat­o per un’ora all’aeroporto di Washington l’ex primo ministro norvegese Kjell Magne Bondevik. Sul suo passaporto era stampato un timbro doganale dell’Iran.

In linea con Obama? Il presidente Usa ha chiesto a Israele di fermare la costruzion­e di nuovi insediamen­ti

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