Corriere della Sera

«Serve un nuovo centrosini­stra, è finita la vocazione maggiorita­ria Per le urne basta poco tempo»

Il ministro Martina: per il Pd c’è un prima e un dopo il 4 dicembre

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Le parole di Matteo Renzi al hanno cambiato lo scenario. Le elezioni anticipate si allontanan­o. «È cominciata una fase politica diversa», dice l’ex premier e segretario del Pd. Due mesi per «elaborare il lutto» non sono un po’ troppi?

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«Penso che ci sia un prima e un dopo 4 dicembre — risponde Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltur­a ed esponente di spicco della sinistra renziana —. Adesso dobbiamo mettere a fuoco la prospettiv­a di questa nuova fase».

Come?

«Innanzitut­to smettendol­a, nel Pd e nel centrosini­stra, col soffermars­i sulle cose che ci dividono. Dobbiamo invece unirci sulle grandi discrimina­nti alternativ­e a quelle dei nostri avversari. C’è una differenza enorme tra i profession­isti della paura e chi, come noi, vuole lavorare per un orizzonte di speranza».

Unire le forze ma per andare al voto subito o nel 2018?

«Le prerogativ­e del presidente della Repubblica sulla data delle elezioni sono chiare. Il ruolo del Parlamento anche. Credo che tutte le opzioni siano in campo».

Il partito deve impegnarsi per mettere a fuoco le prospettiv­e della nuova fase che è iniziata Basta soffermars­i sulle cose che ci dividono Uniamoci su ciò che ci differenzi­a dai rivali

Anche quella delle elezioni a giugno?

«Sì, è possibile. Il punto è come riformiamo prima la legge elettorale per mettere in condizione i cittadini di poter esprimere col voto una maggioranz­a. Credo che si possa fare in poco tempo, organizzan­do anche il nostro campo. Lo abbiamo già fatto in tante città e lo si può fare in chiave nazionale. In questo senso va la proposta di Renzi di percorsi di partecipaz­ione larga come le primarie».

Il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, ha detto al che votare a giugno sarebbe pericoloso.

«Discuto da tempo col collega Calenda, che stimo. Lui sa che tutti lavoriamo perché il Paese affronti le grandi questioni che ancora deve risolvere. Gianni Cuperlo, deputato, è stato sostenuto da D’Alema, Bersani e dai cosiddetti Giovani Turchi (Fassina, Orfini, Andrea Orlando) Lo facevamo prima, lo facciamo ora e lo faremo domani. L’ipotesi di elezioni non rappresent­erebbe un impediment­o a questo impegno».

Renzi dice che il candidato a Palazzo Chigi potrebbe anche essere Gentiloni o Delrio. Concorda?

«Ora lavoriamo tutti insieme per rendere possibili le primarie. Il candidato naturale è Renzi».

Franceschi­ni propone di spostare il premio di maggioranz­a dal partito alla coalizione e primarie in un centrosini­stra da Alfano a Pisapia. Si può fare?

«Sul premio alla coalizione sono d’accordo. Quanto al resto, non voglio personaliz­zare. Sostengo un lavoro dove il Pd sia in grado di organizzar­e un progetto aperto con moderati e progressis­ti».

Un ritorno all’Ulivo?

«Noi dobbiamo immaginare un progetto nuovo. Il Pd è figlio Matteo Renzi, ex sindaco di Firenze, ha l’appoggio di Gentiloni, Delrio, Realacci, Franceschi­ni, Fassino e Giachetti Sul «Corriere» Le interviste sulla possibile data delle elezioni ai ministri Carlo Calenda e Dario Franceschi­ni Pippo Civati, deputato, come sponsor politici ha Felice Casson, Corradino Mineo, Walter Tocci, Laura Puppato e Sandra Zampa dell’Ulivo, ora si tratta di avanzare perché nel frattempo è cambiato il mondo. Partiamo dai contenuti. Si tratta, per esempio, di fare nostro il tema della protezione nel tempo della globalizza­zione».

Non rischiate di finire di nuovo con il Bertinotti di turno che manda tutto all’aria?

«Ogni stagione ha la sua storia. Oggi sono in campo soggetti e personalit­à nuove. Dobbiamo evitare gli errori del passato, è vero, ma neppure possiamo fermarci pensando solo al passato. E comunque, tutte le volte che il Pd ha spinto su coalizioni si è rafforzato. Il Pd cresce al crescere della sua capacità di unire».

Quindi la «vocazione maggiorita­ria» del Pd è finita?

«Penso che anche qui ci sia un prima e un dopo 4 dicembre e che l’autosuffic­ienza del Partito democratic­o, cui io stesso ho creduto, oggi vada interpreta­ta in un altro modo, coinvolgen­do altre forze su un progetto comune».

Anche per evitare la scissione del Pd?

«Evocarla fa solo un gran bene ai nostri avversari».

Calenda? Lavoriamo, e lo faremo, per gestire i problemi del Paese Le urne non sarebbero un limite

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