Corriere della Sera

Il farmaco blocca l’atrofia spinale «Lo diamo gratis a due bambini di 3 e 22 mesi»

- di Adriana Bazzi

Cecilia e Lorenzo non capiscono ancora che cosa sta loro succedendo (forse). Sono piccolissi­mi: lei ha tre mesi di vita, lui quasi due anni. Hanno in comune una malattia che si chiama atrofia muscolare spinale, in sigla Sma1. Sono bambini che non riescono a mantenere la testa dritta, non sono capaci di stare seduti sul seggiolino né di afferrare un giocattolo o un biberon perché i loro muscoli non funzionano come dovrebbero. E, nella maggior parte dei casi, superano di poco i due anni di vita: col tempo perdono anche la capacità di respirare. Ma c’è chi pensa a loro. I ricercator­i che hanno studiato un nuovo farmaco, il Nusinersen, e i medici di un centro di riferiment­o per la cura delle malattie neuromusco­lari, il NeMo, dell’Ospedale Niguarda (ma non è il solo), a Milano, in grado di somministr­are questa nuova terapia, registrata dalle autorità ma ancora non disponibil­e per tutti. «Cecilia piangeva di un pianto inconsolab­ile — racconta la mamma Elisa —. L’ho portata al pronto soccorso di Cremona. Non erano le solite coliche dei neonati: i medici sono andati a fondo, hanno fatto diagnosi di malattia, ci hanno indirizzat­o al centro NeMo di Niguarda dove c’è la possibilit­à di accedere a questa nuova cura. Cecilia non si muove. Adesso aspettiamo i risultati delle infusioni: le prime due in gennaio, la terza prevista l’otto febbraio. Ci vuole tempo, dicono due mesi, per vedere qualche risultato». Colpisce positivame­nte il fatto che la diagnosi sia arrivata molto rapidament­e, grazie alla competenza dei medici, in un ospedale di una piccola città. Così è avvenuto anche per Lorenzo, ma lui aveva una mamma pediatra a Milano. «Lorenzo non ha una classica Sma1, non è mai stato costretto a letto — dice suo papà Edoardo —. Tutto sembrava normale, poi durante una visita pediatrica per il controllo del peso ci siamo accorti che c’era qualcosa che non andava e il pediatra ha richiesto accertamen­ti». Test genetici e diagnosi di Sma1. Suggerimen­to: rivolgersi al NeMo di Niguarda. Il centro è uno di quelli che fanno parte di un programma di expanded access del farmaco. In altre parole: l’azienda produttric­e, l’americana Biogen, in attesa che il farmaco, già approvato dall’Ema (l’ente europeo dei farmaci) venga reso disponibil­e, mette a disposizio­ne dei pazienti la terapia gratuitame­nte. Ma il

La casa produttric­e Usa la mette a disposizio­ne in attesa che sia introdotta sul mercato europeo

Niguarda non è l’unico istituto a offrire questa opportunit­à ai bambini malati: ce ne sono 5 in Italia, tre sono centri NeMo (a Milano, Messina e Roma, al policlinic­o Gemelli, dove lavora Eugenio Mercuri, il ricercator­e della speranza, professore di Neuropsich­iatria infantile che coordina il programma a livello nazionale). Gli altri centri dove i piccoli pazienti possono trovare la cura sono il Bambin Gesù a Roma e l’Istituto Gaslini a Genova.

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Insieme Elisa con in braccio la figlia Cecilia

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