Dalle storie agli spot
Caro Aldo, il 3 febbraio di 60 anni fa nasceva Carosello, un mito. Per la pubblicità venivano chiamati i più grandi attori. Se è vero che la pubblicità è l’anima del commercio, con Carosello era pure l’anima del popolo perché faceva sognare. Ora la si evita facendo zapping. Che cosa è intervenuto a modificarne l’impatto? Perché Carosello lo si gustava (bimbi e adulti) da cima a fondo e ora gli intermezzi pubblicitari ci fanno sbuffare?
Alessandro Prandi
Carosello è un cult tv durato 20 anni e rimasto memorabile. Per noi bimbi era anche lo spartiacque tra il giorno e la notte: «Dopo Carosello a letto», non ammetteva repliche. Per i genitori era un formidabile mezzo di scambio: «Se non mangi le carote, niente Carosello». E funzionava! Come potevamo perderci Calimero o Carmencita col suo Caballero? Che nostalgia...
Michele Massa Cari Alessandro e Michele, non so se avete visto la bella trasmissione condotta da Paolo Mieli su RaiTre e dedicata a Carosello. Anch’io lo ricordo con nostalgia (anche se non andavamo a letto proprio così presto). La pubblicità in tv è molto curata anche ora, non la trovo noiosa, ma è fatta appunto di spot: macchie, flash, jingle. Carosello era una serie di storie, in cui il prodotto spuntava solo alla fine: in tutto il mondo nessuno era cattivo come Joe Condor, Adolfo Celi era sempre incontentabile, e il cavaliere del Rosso Antico riusciva ogni volta a portare in salvo la sua bella. Era un’Italia che aveva scoperto i consumi e tentava di tenersi al riparo, soprattutto in provincia, dalle tensioni sociali. Non poteva durare; e infatti non durò. Fatale è stato il successo delle tv private, che da lì a poco imporranno un nuovo slogan: «Torna a casa in tutta fretta, c’è un Biscione che ti aspetta». Ma questa è un’altra storia.
PER GABRIELLA
Un po’ di solidarietà Solo una parola di solidarietà per Gabriella, lasciata dal marito dopo 21 anni. Ho vissuto la stessa situazione. Sono cresciuta con lui (avevo 17 anni), sposata a 26, e 3 anni fa è emerso tutto! Ora sono una donna più forte, ma ci è voluto molto, molto tempo.
Giovanna Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere
Caro Aldo,
ma quando si andrà a votare? Il G7 di Taormina, le banche, la crisi, la legge elettorale… Forse ora è troppo presto. Ma gli elettori chi li tiene?
Caro Alberto,
Il G7 è palesemente una scusa. È un vertice di prammatica, un circolo invecchiato che non rappresenta da tempo il mondo globale. Già Washington lo considerava superato; si figuri ora con Trump, che vuole rapporti bilaterali, da Stato a Stato. Ogni tanto il rito viene officiato in Italia. Lei ricorda qualche decisione epocale presa a Genova nel 2001? No, l’allora G8 passò alla storia per gli scontri di piazza. E quello del 2009 fu segnato dalle polemiche per l’uso delle macerie e delle casette dell’Aquila (oggi rivalutate dopo i ritardi di Amatrice) come quinta teatrale. Quanto alla crisi, se aspettiamo la ripresa, voteremo tra non si sa quanti anni. L’unica vera questione è che una legge proporzionale, come quella — pessima — che si profila, non darebbe alcun vincitore. Ecco il punto.
Al referendum una parte del sistema si è unito agli antisistema per far fuori Renzi. Ma dopo Renzi, ora «psicologicamente destabilizzato» come dice Staino, non torna D’Alema e non arriva Calenda; arrivano i populisti anti euro, Grillo e Salvini. O almeno hanno una grande chance. Tra i leader storici del Pd, alcuni hanno detto chi un Sì di facciata, senza impegnarsi (ammesso che gli sia stato chiesto); altri si sono battuti come leoni per il No, talora dopo aver pronunciato in Parlamento più Sì della monaca di Monza. Ora tenteranno di liberarsi dell’usurpatore per sempre; ma a parlare di «nuovo Ulivo» si rischia di non essere compresi dai giovani e di apparire patetici agli altri. Con chi potrebbe fare il «nuovo Ulivo» il Pd? Qualcuno pensa seriamente che Pisapia o Alfano, alleati con i democratici, valgano più del 2-3%?
Altro che larghe intese: se si votasse domani, è probabile che Grillo, Salvini e Meloni avrebbero più seggi di Pd e Forza Italia. Ma non è affatto detto che il governo Gentiloni sia in grado di recuperare consensi. Tanto più che alle amministrative la sinistra rischia di essere battuta dappertutto, dalla Sicilia all’unica città italiana in cui ha sempre vinto da quando esiste l’elezione diretta del sindaco: Genova.