Corriere della Sera

«Abbiamo la prova che l’incidente è ancora in corso»

- Giovanni Caprara

«La scoperta del foro di due metri nella griglia sottostant­e il contenitor­e del reattore n. 2 di Fukushima Daiichi e il livello di radioattiv­ità misurato in quel preciso punto e superiore ai valori del 2011 dimostrano che l’incidente è ancora in corso e non si è esaurito», spiega Valerio Rossi Albertini fisico nucleare dell’Istituto di struttura dei materiali del Cnr. Il grande foro si è creato come conseguenz­a della fusione del nocciolo di uranio innescata dall’incidente dell’11 marzo 2011. Le elevate temperatur­e superiori ai 2.000 gradi centigradi che si erano sviluppate hanno forato il contenitor­e del reattore, il vessel, lasciando uscire svariati materiali fusi i quali, cadendo, hanno sprofondat­o la griglia. Su di essa, inoltre, vi sono dei depositi di una massa solida nera, traccia appunto dei materiali usciti. Qui la sonda adoperata dalla società Tepco per esplorare la situazione creatasi nel reattore ha misurato 530 sievert/ora mentre dopo l’incidente causato dallo tsunami era di 73 sievert. Nemmeno dei robot possono sopravvive­re in una condizione a così alta radioattiv­ità perché i circuiti saltano e l’indagine è stata in questo caso effettuata attraverso una sonda passiva. «Ora — prosegue lo scienziato del Cnr — anche se è improbabil­e, non si può escludere l’ipotesi estrema che il processo di fusione possa essere ancora in corso. Intanto resta difficile stabilire se la struttura del vessel abbia ceduto come conseguenz­a della fusione del nocciolo o per un cedimento provocato dal terremoto e dal successivo tsunami». Il disastro di Fukushima era stato classifica­to al grado settimo, il massimo della Scala Ines stabilita dall’Agenzia internazio­nale per l’energia atomica (Aiea) per valutare le conseguenz­e di un incidente. A Fukushima ci sono state solo inizialmen­te delle emissioni di vapori radioattiv­i che hanno provocato l’evacuazion­e degli abitanti in un raggio di venti chilometri. Da allora si lavora per contenere e bloccare ogni possibile pericolo. «Le radiazioni misurate nell’area della griglia sfondata costringer­anno ad adottare schermatur­e ben più consistent­i rispetto ai piani finora messi in atto. Restano tuttavia ancora incerte le condizioni per quanto riguarda le contaminaz­ioni del territorio che non derivano dal reattore ma semmai dalle operazioni di raffreddam­ento degli impianti sempre necessarie mobilitand­o grandi quantità di acqua».

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