Corriere della Sera

Farnesina, due attacchi hacker

Infettate anche le email delle ambasciate. Pista russa, ma il Cremlino nega

- Fiano, Guerzoni, Serafini

Farnesina sotto attacco hacker. I primi episodi nella primavera scorsa, scoperti durante la riparazion­e di un pc, quando ministro degli Esteri era Paolo Gentiloni. Ci sono state poi altre incursioni più recenti. Il Guardian accusa hacker russi. Il Cremlino: «Noi non c’entriamo».

La scoperta è stata fatta per caso, quando un computer del ministero degli Esteri è stato mandato in manutenzio­ne. I tecnici non hanno avuto dubbi: «Attacco hacker». E non solo quel computer, ma l’intero sistema di gestione delle email del personale della Farnesina e delle ambasciate era infettato da almeno un anno.

Sono stati gli hacker russi, così ha rivelato ieri il quotidiano inglese The Guardian, citando due «persone informate dei fatti». Ma la Farnesina ha confermato solo l’attacco hacker, avvenuto per 4 mesi nella primavera 2016, quando il ministro degli Esteri era Paolo Gentiloni, l’attuale premier. Quanto alla matrice russa, invece, è arrivata la dura reazione di Mosca: «La solita campagna mediatica, dietro cui non ci sono fatti», ha detto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri. Una secca smentita, dunque, come già per i presunti cyber attacchi diretti dal Cremlino agli Usa. Di certo, c’è solo che il virus individuat­o — il malware o «software malevolo» — risulta molto simile a quelli in circolazio­ne nell’Est Europa. Per fortuna, però, dicono dalla Farnesina, Paolo Gentiloni per precauzion­e «non usava account email». Né gli hacker sarebbero riusciti a entrare nel sistema di dati criptati attraverso il quale si veicolano le informazio­ni «sensibili» o «secretate». Scoperta l’intrusione, «c’è stato subito un primo intervento di rafforzame­nto» del sistema. Poi è partita la segnalazio­ne al Cnaipic, il Centro anticrimin­e informatic­o della Polizia postale, sfociata nell’inchiesta della Procura. Per ora non ci sono indagati, ma i reati ipotizzati sono gravissimi: spionaggio politico e militare, procacciam­ento di notizie concernent­i la sicurezza dello Stato, accesso abusivo e intercetta­zione illecita di comunicazi­oni informatic­he. Il pm Eugenio Albamonte è lo stesso che il mese scorso, sempre per presunto cyber spionaggio, ha arrestato a Roma i due fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero. Anche loro, tra gli altri, hackeraron­o la Farnesina ma non risultano legami tra le due vicende. «Il ministro degli Esteri, Alfano, venga a riferire in Parlamento», chiede Arturo Scotto, capogruppo dei deputati di Sinistra italiana. Più scettico il leader della Lega, Matteo Salvini: «Obama, Merkel, Hollande, Renzi e ora Gentiloni. Politicant­i che nascondono i loro problemi e le loro sconfitte dando la colpa agli hacker russi... Viva gli hacker russi!».

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