«Non è ancora finita, di recente secondo blitz» Nel mirino di Putin anche Francia e Olanda
C’è stato di recente un nuovo attacco informatico ai server di posta elettronica della Farnesina, dopo quello già conosciuto della primavera scorsa sul quale è tornato ieri il quotidiano britannico The Guardian. Lo confermano al Corriere fonti diplomatiche, senza precisare le modalità di questo ennesimo atto di pirateria informatica, che tuttavia non avrebbe superato il firewall dei messaggi criptati, cioè il canale attraverso il quale vengono trasmesse le informazioni top secret.
Anche questa volta non c’è una pistola fumante, nel senso della precisa origine degli hacker. Ma anche questa volta tutti i sospetti si appuntano sui gruppi russi, non si sa se legati o meno al governo di Mosca, che in ogni caso si è subito affrettato a negare ogni coinvolgimento.
Come nel 2016, quando per diversi mesi prima di essere scoperti, i pirati infiltrarono il sistema di gestione delle email del personale del ministero e delle ambasciate, il nuovo attacco sarebbe stato portato avanti dopo un periodo nel quale le talpe sono rimaste in sonno prima di agire. Ma probabilmente le misure di protezione adottate dal ministero degli Esteri, dopo l’incidente dello scorso anno, hanno permesso di intercettarlo con maggiore rapidità. Fonti vicine al ministero hanno infatti detto ieri all’Ansa che «a seguito del primo attacco c’è stato un intervento di rafforzamento». Per il Guardian, che ha citato fonti governative, la Farnesina avrebbe addirittura
modificato l’intera architettura della comunicazione digitale, introducendo nuovi strumenti per innalzare i livelli di sicurezza.
La rivelazione del nuovo attacco conferma un trend rilevato in tutta l’Europa, dove raid cibernetici sono stati rilevati in molti Paesi e secondo analisi concordanti delle intelligence occidentali sono parte di una campagna più vasta tesa a inquinare i processi politici, seminare incertezza nelle varie campagne elettorali, confondere i mercati. Nessuno può dimostrarlo oltre ogni legittimo dubbio, ma tutti indicano senza riserve l’origine russa degli hacker.
«C’è un’attività sempre più
aggressiva di spionaggio informatico», ha detto in dicembre Hans George Maassen, capo dell’Ufficio per la protezione della Costituzione, l’intelligence interna della Germania, secondo il quale sono «hacker russi a voler disorientare la società tedesca». Di certo, nel maggio 2015 i pirati lanciarono un attacco in grande stile al Bundestag, rubando dati da quindici computer di deputati. Il timore è che in vista delle elezioni di settembre, gli attacchi verranno intensificati.
Analoghi timori vengono espressi in Francia, dove per i prossimi giorni è stata annunciata una riunione di emergenza del Consiglio presidenziale, cioè il massimo organismo di sicurezza del Paese, interamente dedicata al tema. Per l’intelligence d’Oltralpe, la Russia starebbe lavorando attraverso gli hacker per cercare di influenzare le elezioni a favore di Marine Le Pen.
Anche in Olanda, dove si vota in marzo, i servizi hanno lanciato l’allarme. Come prima contromisura, il governo de l’Aja ha già annunciato che non ci sarà conteggio elettronico delle schede, per paura che possa essere violato.