Patto in Spagna: valorizzare gli scarti (e rilanciare l’economia)
Non è la decrescita felice. Ma una crescita diversa. Dove il riciclaggio dei rifiuti non significa solo consumare meno materie prime. Ma anche creare un nuovo sistema industriale, capace di compensare la perdita di posti di lavoro nella manifattura classica, settore sempre più ricco di robot e povero di operai. Era dedicato alla «economia circolare» l’undicesimo simposio del Cotec, la Fondazione per l’innovazione tecnologica, che si è tenuto ieri a Madrid. «È necessario valorizzare, nell’innovazione dei processi di produzione e consumo, le risorse scartate dalle diverse filiere produttive», ha detto il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha partecipato insieme al re di Spagna, Felipe VI, e al presidente della Repubblica del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa.
Mattarella ha parlato della necessità di una risposta «attiva» da parte dell’Europa che ci «permetterà di aumentare la crescita delle nostre economie, integrando reciprocamente le rispettive filiere produttive e combattendo efficacemente la disoccupazione».
In realtà, nell’Unione europea, qualcosa si sta muovendo. Bruxelles stima che una transizione completa verso l’economia circolare porterebbe da sola a una crescita del Pil, il prodotto interno lordo, compresa tra l’1 e il 7% entro il 2030. Numeri scritti sulla sabbia, come tutte le previsioni economiche. Ma che tracciano la direzione per una crescita sostenibile, sia del Pil sia dei posti di lavoro. Proprio in questi giorni il Parlamento euro-
L’impegno Stop alle discariche. Tajani: «Il riciclo è essenziale». Bonafè: «Occorre accelerare»
peo sta esaminando un pacchetto di proposte che spinge sull’economia circolare. «È un tema fondamentale», dice il neo presidente dell’Assemblea, l’italiano Antonio Tajani, ieri a Madrid. Anche la relatrice del pacchetto è italiana, la Pd Simona Bonafè: «L’intenzione è di accelerare rispetto ai ritmi oggi previsti». Uno degli obiettivi è arrivare al divieto di smaltimento dei rifiuti in discarica entro il 2030. Con l’obbligo di preparare per il riutilizzo, sempre entro il 2030, il 70% dei rifiuti solidi urbani e l’80% dei rifiuti di imballaggio.