«Nassiriya, il comandante non deve risarcire»
Definitiva assoluzione per il comandante di reggimento dei carabinieri, Georg Di Pauli, condanna parziale del suo superiore, il generale dell’esercito Bruno Stano. Una coppia di sentenze tra loro complementari avvicina la chiusura del lungo capitolo giudiziario sulla strage di Nassiriya. Le ha pronunciate il 9 gennaio la prima sezione della Corte d’appello di Roma, con motivazioni depositate tre giorni fa. Tutto ruota attorno alle condizioni di sicurezza carente nelle quali maturò l’attentato del 12 novembre 2003, quando un camion bomba lanciato sulla base Maestrale provocò la morte di 19 italiani — 12 carabinieri, cinque militari dell’Esercito e due civili — 14 iracheni e il ferimento di 140 persone. I giudici riconoscono il contesto rischioso in cui operava il contingente italiano per una scelta strategica sbagliata: la base era situata a ridosso del centro abitato e senza possibilità di chiuderne a pieno le vie di accesso. Scelta sulla quale De Pauli, difeso dall’avvocato David Brunelli, non aveva potere di intervento, salvo rischi imminenti all’epoca inesistenti. Anzi quando chiese la chiusura della strada e del ponte, la popolazione locale insorse, ottenendo che divenissero solo a senso unico. In sede penale De Pauli è stato già assolto con formula piena. Per converso, Stano dovrà risarcire i familiari delle vittime (già indennizzati dallo Stato), potendosi riscontrare nel suo comando «negligenza e imprudenza». Ma in sede penale (condannato e poi assolto) non c’è stato ricorso in Cassazione.