La seconda vita del bambino fantasma Chiuso in casa 7 anni. «Rivoglio mamma»
Torino, mai registrato all’anagrafe. Ora è in comunità. «Un carabiniere mi regala le macchinine»
Ha cominciato a vivere come quei ragazzini che scorgeva dalla finestra di casa. Il papà è irreperibile, vive in Germania e di figlio e compagna non ne vuole sapere. Entrambi i genitori sono stati denunciati e dovranno rispondere dell’accusa di inosservanza dell’obbligo di istruzione. Ma questa è un’altra storia e i sette anni trascorsi all’interno di quattro mura a sbirciare fuori dalla finestra o guardando i cartoni in tv, fanno parte del passato.
«Ora c’è Sergio — dice Paolo accennando a un sorriso — che mi viene a trovare spesso e mi regala i modellini delle macchinine. Per Pasqua mi ha promesso quella dei carabinieri». Ci sono gli operatori della comunità che lo coccolano come fosse figlio loro e ci sono i compagni di classe, perché finalmente il piccolo Paolo ha cominciato a frequentare la scuola: «Sono in prima elementare — racconta —, ho due maestre che mi hanno insegnato a leggere, scrivo il mio nome. Ma la cosa che mi piace di più è colorare i disegni con i pastelli». Il bambino si è inserito gradualmente, ma molto bene, in un ambiente completamente nuovo: «Qualche volta chiede della madre — spiega un operatore —, ma senza insistere, come se percepisse che un incontro ci sarà, ma solo quando la mamma “sarà guarita”». Poi c’è la figura di Sergio che colma un vuoto, ma senza sostituire quella paterna: «A quel bambino mi sono affezionato e quando sono libero dal servizio vado a trovarlo, per quel che posso cerco di dargli una mano». Paolo sembra avere le idee chiare ed esprime i suoi desideri: prima la scuola, lo zaino e l’astuccio. Poi l’incontro con la mamma («Le voglio bene, ma la sera piangeva quasi sempre, mi abbracciava e poi ci addormentavamo insieme») e ora già pensa a quando sarà grande: «Farò il carabiniere, come Sergio.