IL POTERE DELLA MENTE
Canti, immagini, grida di battaglia, bandiere al vento, parole ad effetto. La propaganda per il reclutamento, per il proselitismo dei terroristi funziona. E poi la svolta finale, la radicalizzazione, quella violenta.
Una voce che parte da dentro, irresistibile, un richiamo definitivo e potente spesso senza ritorno, che cambia e stravolge il cervello azzerando la sua componente più razionale e ogni codice di umanità, per riportarlo, spingerlo ad un assetto più primitivo. C’è qualcosa di ipnotico, seducente nel percorso di radicalizzazione, rapido o progressivo che sia, che si diffonde e avanza, che ancora oggi ci sorprende e ci sfugge. Stiamo assistendo, sbigottiti, a un cambiamento antropologico sconvolgente di intere generazioni, giovani e giovanissimi, che rinunciano a vivere perché folgorate, sedotte da un messaggio, una esortazione semplice, esplicita: uccidere, uccidere il più possibile e poi essere pronti a morire, fino al punto da desiderarlo davvero. L’asimmetria, tra noi e loro, è sin troppo evidente, la stessa che passa tra la vita e la morte, tra l’esserci e il non esserci più. La radicalizzazione è di fatto un itinerario esistenziale che procede a tappe, un flusso di pensiero che prevede anche una conversione alla
Da approfondire La radicalizzazione è di fatto un itinerario esistenziale che procede a tappe
morte, grazie allo smantellamento graduale di uno dei più potenti istinti ancestrali che possediamo, quello che ci vuole aggrappati alla vita. Studiare a fondo il loro cervello, più da vicino, rischiando addirittura il contagio, potrebbe essere l’anticorpo, la risorsa migliore se vogliamo arrivare a capire come pensano e soprattutto anticiparli prima che agiscano.
Altrimenti rischiamo di scivolare nel facile riduzionismo, nel credere di battere il terrorismo solo con l’intelligence, con le forze dell’ordine e l’esercito schierati nei luoghi sensibili. Non basta, perché il fenomeno che stiamo vivendo è molto più complesso e profondo e si gioca soprattutto su un piano mentale.