Quelle 26 regole? Un’intuizione vincente
Due anni e mezzo fa io e Luca scrivemmo le nostre 26 regole dell’amore a distanza: lista degli «ingredienti essenziali» per sopravvivere ai chilometri che ci avrebbero separati. Due giorni dopo io mi trasferii in Inghilterra per iniziare l’università, lui restò a Milano. Dire che credevamo fino in fondo all’amore a distanza sarebbe eccessivo, eppure quella lista ci dava un pacato senso di sollievo: almeno lei credeva in noi. Sarebbe bastato impararla a memoria e applicarla nel quotidiano. Ma presto scoprimmo che le relazioni seguono una logica propria e non sottostanno a regole scritte. Così la mia lista rimase sempre appesa alla parete, ma io non l’ho letta mai più per intero. Messa la lista da parte, era arrivato il momento di capire come restare uniti nonostante la lontananza fisica e crescere nella stessa direzione nonostante di mezzo ci fosse la Manica.
Le relazioni a distanza sono subdole, non ti danno il tempo per adattarti e nello stesso tempo non ammettono errori: devi imparare come funzionano e devi farlo in fretta. Imparammo che sentirsi soli non equivaleva ad esserlo realmente e che amarsi non equivaleva a baciarsi. Capimmo che era inutile fare conti alla rovescia se mancavano più di 30 giorni per vederci, perché serviva solo a rallentare il tempo, e che è più semplice fraintendere un messaggio piuttosto che una conversazione faccia a faccia.
Il primo anno fu il più duro, ma imparammo ad affrontarlo. Più passava il tempo e più io e Luca crescevamo insieme. Più crescevamo e più le persone intorno a noi incominciavano a credere a ciò che avevamo costruito.
Nessuno credeva pienamente in noi prima della mia partenza, la mia famiglia inclusa. Eravamo solo noi tre: io, lui e le nostre regole. Con il tempo la situazione cambiò: l’amico che prima della partenza mi aveva detto «ma cosa stai facendo!? Hai 18 anni, goditeli!», aveva cambiato la sua versione in «non so come abbiate fatto, ma complimenti, vi ammiro molto». Anche i miei genitori cambiarono parere e avere il loro supporto fu la cosa più bella. Quelle 26 regole ci avevano dato la motivazione per buttarci in questo nuovo capitolo della nostra vita e l’amore che ci legava ci aveva dato il coraggio per perseverare.
Due anni e mezzo dopo io sono vicina alla laurea e Luca si sta trasferendo a Southampton per lavorare e migliorare l’inglese. Per la prima volta i miei ambiziosi programmi per il futuro combaciano con i suoi e il nostro rapporto è a tratti invincibile. La distanza ci ha messi alla prova, a volte ci ha piegati, ma la forza nel legame ha evitato che ci spezzassimo. Abbiamo vinto noi.