Corriere della Sera

Amore, poi indifferen­za Non riesco a perdonarla

- di Luca Volpi

Di solito non sono una persona che porta rancore. Ma stavolta potrei fare un’eccezione. Sentirsi dire dalla propria ragazza — sì, quella tanto sognata, cercata e alla fine trovata di cui ho scritto nel mio primo racconto — che non ti ama più ma che ti vuole «un bene dell’anima» è il peggior insulto. E nelle settimane precedenti al punto di rottura, ho sperimenta­to (o per meglio dire subito) un simpaticis­simo luogo comune: la pausa di riflession­e. Ah, che magistrale trappola di silenzio rivenduto come speranza! Una speranza di scarsa qualità, eppure l’ho accettata senza esitare. Ricordo una foto, fatta a una festa in quel periodo, dove accanto alla mia consueta espression­e inebetita stava lei, occhi sbarrati su un volto degno di un giocatore di poker profession­ista. Solo riguardand­ola più tardi ho capito il significat­o della parola indifferen­za. Ma era come se una parte di me mi coprisse gli occhi dinnanzi al quadro: una ragazza che mi considerav­a ormai una zavorra.

In fondo i miei amici, i miei genitori sapevano che la sorte della mia storia era segnata. Eppure continuavo a ostinarmi nell’impossibil­e, come un eroe tragico che lotta contro il Fato. «Eh queste pause si sa come vanno a finire», dicevo tra me. Ma subito dopo reagivo: «No, non stavolta! La mia storia non è come le altre, si aggiusterà». Altro cliché inesorabil­mente vero. Perché è desolante sapere che la nostra sensazione di unicità, quel meraviglio­so colore con cui l’innamorato ci dipinge separandoc­i dall’anonimo grigiore di tutti gli altri, non è che un gioco di probabilit­à. Sei un tipo socievole, sicuro, frequenti parecchia gente? Avrai qualche chance in più. Eccolo qui il nostro romanticis­mo. Certi poeti del web, dietro a versi come «sei la persona più fantastica, grazie di esistere» intendono «finalmente dopo tanto tempo che non la vedevo neanche col binocolo, una ci è cascata». Ma si sa, tradurre è un po’ tradire, per cui li lascio nella loro estasi.

È incredibil­e pensare quanto abbia svilito me stesso in questa situazione. Forse il mio rancore nasce da qui, da questa mia cessione volontaria di dignità. Dove diavolo erano finiti i miei sogni? Ma il mio sbaglio più grosso è stato delegare le mie ragioni di felicità a qualcun’altro. Per un anno ci siamo ripetuti di essere l’uno il supereroe dell’altro. Ora in verità, non mi sento alcun superpoter­e addosso, ma va bene così. Ho riconosciu­to le mie colpe anche più del dovuto. Ciò non significa che mi sia perdonato. E se mai un giorno dovessi perdonare lei, sarà per mio egoistico benessere. Tiro avanti e non mi farò più abbindolar­e così facilmente. Fino a quando mi innamorerò ancora.

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 ??  ?? Luca Volpi (foto), 24 anni, di Calcinate (Bergamo), nello spassosiss­imo racconto «Stasera una la becchi», pubblicato nel giugno 2015, raccontava le serate alla ricerca di una ragazza da amare e lo sconforto nel vedere tutti gli amici accoppiars­i,...
Luca Volpi (foto), 24 anni, di Calcinate (Bergamo), nello spassosiss­imo racconto «Stasera una la becchi», pubblicato nel giugno 2015, raccontava le serate alla ricerca di una ragazza da amare e lo sconforto nel vedere tutti gli amici accoppiars­i,...

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