Il modo d’incontrarsi, di corteggiarsi, anche di lasciarsi sta cambiando. In fretta In cinque punti (e in un ebook) quello che le vostre storie ci hanno insegnato
desiderio di pienezza di vita, i talenti, i voli. L’alternativa è affidare la realizzazione di se stessi alla persona amata (salvo poi incolparla a vita di non essere riuscita a portarci dove avremmo voluto o dove ci saremmo meritati, come risarcimento per la nostra abnegazione). Delegare il proprio destino è la strada più dritta per il fallimento di un rapporto.
C’è chi rinuncia a se stesso perché ha paura di fallire e chi lo fa perché non ha voglia di faticare troppo. In entrambi i casi, c’è ben poco da stare allegri.
Sposarsi non è più un obbligo, stare insieme per forza neppure. Nessuno viene più giudicato negativamente perché ha un matrimonio o una convivenza fallita alle spalle. Questo è un bel passo avanti: di martiri per scelte d’amore sbagliate ce ne sono già stati fin troppi. Abbiamo tante necessità — emotive, finanziarie, domestiche, sessuali — ed è sempre più frequente arrendersi all’evidenza che una sola persona non possa soddisfarle tutte, sempre. Così ci si lascia, per cercare altrove.
Però c’è chi rompe un rapporto come si ro- vescia un tavolo, buttando tutto all’aria e infischiandosene se, insieme alle sedie, finiscono per terra anche i piatti di ceramica del servizio buono. Conta solo sfogare la rabbia e farla pagare all’altro, costi quel che costi.
E c’è chi rompe senza rinnegare il passato, ma salvando quel po’ di buono che c’è stato. Rispetto per se stessi, e per l’altro, è anche questo: non farsi inghiottire dalla rabbia. Se ci sono dei figli, è la sola strada percorribile. Ma richiede maturità.
Tutti sanno picchiare i pugni. Pochi riescono a trovare modalità nuove da cui ripartire, facendo fruttare — in termini di amicizia, solidarietà, premure reciproche — l’amore che c’è stato.
Il romanticismo è stato un disastro per le relazioni, scrive il filosofo Alain de Botton: è arrivato il momento di un nuovo e più promettente futuro post-romantico dell’amore. E in cosa consisterebbe questo futuro post-romantico? Nel pensare che la persona giusta, in fondo, non esiste: ogni persona è «sbagliata» e sarà parecchio difficile vivere con lei. A salvarci, allora, è l’arte del compromesso, della mediazione, perché solo scendendo a patti potremo fare durare una relazione, tirandoci fuori il meglio. «Il vero obiettivo della coppia — scrive de Botton — è trovare continuamente nel partner cose da amare».
Tutto giusto: un po’ di sano realismo aiuta a tenere a bada il batticuore e a non affidargli, a mani alzate, l’interno nostro destino.
Però i racconti di «Amori Moderni» insegnano anche altro. Che il realismo in amore — auspicabile a 40 anni — è paralizzante se vissuto a 20 e che non c’è nulla di più triste che sentire la parola «compromesso» sulle labbra di un ragazzo e una ragazza al loro primo amore. Insegnano, cioè, che le aspettative in amore non sono qualcosa di statico, ma si evolvono con gli anni. Forse sarà vero, come scrive de Botton, che la persona giusta non esiste. Però è proprio il tipo di affermazione che ciascuno di noi — in fondo al proprio cuore — vorrebbe poter smentire.
@danicorr