Banche salvate dallo Stato, bocciato il modello Usa: niente vincoli ai superbonus
Il Tesoro contro gli emendamenti sui limiti alle remunerazioni
Il saluto del Re Felipe VI a Urbano Cairo alla cerimonia per i 30 anni di Expansión decreto di Natale del governo Gentiloni: riportare fiducia stabilizzando il capitale di alcune banche. Ma Bush e Paulson fissarono anche criteri stringenti per far sì che l’uso del denaro pubblico non desse luogo ad abusi, dai bonus esagerati ai banchieri con denaro dei contribuenti ai «paracadute d’oro» per i manager che lasciavano.
Tre emendamenti presentati dai «Civici e Innovatori», gruppo di ex montiani non confluiti in Ala, hanno cercato in queste settimane di tradurre quasi alla lettera quei vincoli associati al Tarp. Uno di essi prevedeva l’obbligo di legare la parte variabile del compenso ai manager delle banche salvate con denaro del contribuente ai risultati dell’azienda, e vietava di liquidare i bonus prima che lo Stato avesse recuperato sull’investimento fatto per salvarla. Un secondo emendamento, ricalcato quasi alla lettera sul Tarp di Paulson e Bush, prevedeva che decadesse qualunque accordo contrattuale preesistente che prevedesse «paracadute d’oro» o bonus straordinari in uscita per i manager che se ne vanno da banche che lo Stato ha dovuto salvare. Un terzo emendamento dava poi allo Stato azionista di banche, che sia domani Mps o dopodomani la Popolare di Vicenza o Veneto Banca, il potere di promuovere da solo azioni di responsabilità contro gli amministratori; l’obiettivo era accelerare le cause anche quando le reti di relazioni su un territorio tendono a tutelare chi ha abusato del proprio potere di fare credito.
Ma l’Italia non è l’America: nessuno degli emendamenti è passato, perché il ministero dell’Economia in Senato si è opposto. Poco prima in realtà il governo alla Camera aveva dato parere favorevole, con il sostegno del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi e, curiosamente, malgrado l’astensione del Movimento 5 Stelle. Approdate al Senato però quelle misure sono state bloccate dal sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, un ex dirigente della Cisl. Secondo Baretta le norme sull’azione di responsabilità sarebbero state «estranee alla materia», come se fosse irrilevante che lo Stato cerchi di rivalersi delle spese affrontate. Sul limite ai bonus, al governo basta la semplice facoltà di indicarli: Baretta ha invocato non meglio precisate norme europee che impedirebbero obblighi cogenti nel caso di banche nazionalizzate. Sul blocco dei «paracadute d’oro», il sottosegretario non ha dato motivazioni.
Per Andrea Mazziotti, deputato dei Civici e Innovatori, «un’occasione perduta di garantirsi che i soldi pubblici nelle banche siano bene utilizzati e non si rischi di premiare l’inefficienza».