Il serial killer nella Milano a due velocità: un romanzo civile
Il bello del noir seriale (quando è bello, o almeno ben costruito) è che a ogni nuovo capitolo ci si ritrova con vecchi amici, un po’ come fosse una riunione di classe con i compagni di allora. Magari solo con quelli più simpatici. Da Conan Doyle a Simenon, da Camilleri a Malvaldi a De Giovanni, funziona così. Perché non conta solo il personaggio principale (il detective più o meno professionista), ma sono altrettanto importanti anche gli altri: le mogli o le fidanzate, i poliziotti, i vicini di casa, il barista. Anche i romanzi di Alessandro Robecchi (questo Torto marcio è il quarto) obbediscono alla stessa regola. Il protagonista è Carlo Monterossi, creatore del talk-show, Crazy Love, condotto da Flora De Pisis, sacerdotessa della tv del dolore. Intorno a Monterossi si muovono Katya, l’agente; Katrina, la portinaia devota delle Madonna di Medjugorje, che si prende cura della casa e della vita di Carlo; Oscar, il misterioso segugio che sa sempre come trovare tutto e tutti. Ma Carlo ha pure amici alla Questura, per primo il vicesovrintendente
Trama Tra la città dei ricchi e quella dei disperati si rivela la geografia della disuguaglianza
Tarcisio Ghezzi e sua moglie Rosa. Aggiungete gli altri poliziotti di contorno, il sovrintendente Carella, il questore e le molte canzoni di Bob Dylan, e il quadro è completo.
Se in genere, finora, l’indagine partiva da Monterossi (un incontro pericoloso, una minaccia, la scoperta di un cadavere ecc.), in Torto marcio (Sellerio) lui viene a conoscenza di due delitti seriali — sulle vittime l’assassino lascia un sasso bianco — da giornali e tv. Solo a un certo momento, molto avanti nel romanzo, e per caso, sarà lui a ricevere un’informazione che porterà l’amico poliziotto Tarcisio Ghezzi sulle tracce del killer.
Nel frattempo, da Roma il ministero manda una squadra di super investigatori che si inventano la pista del terrorismo islamico. Stupidaggini che però piacciono molto a giornali e tv.
Allora il questore organizza un’indagine parallela, affidandola ai suoi uomini più abili che si riuniscono di nascosto proprio nella casa di Tarcisio Ghezzi e della signora Rosa: tutto questo occupa pagine divertenti, in cui i personaggi si muovono come in una commedia. E Monterossi? A lui Robecchi regala una storia che resterà soltanto sua, l’incontro con Isabella, affascinante vedova di un terzo morto ammazzato, che dietro tutto il suo charme e la sua cultura (Nietzsche e dintorni) forse nasconde un brutto segreto.
Milano, come sempre, fa da scenario alle storie di Monterossi & C., una città spaccata in due, la Milano dei ricchi e quella dei disperati, di quelli con il suv e degli occupanti abusivi delle case popolari. E Robecchi, come già in Dove sei stanotte, esplora il sottomondo delle periferie dove convivono gang di calabresi, un’organizzazione di magrebini, nuovi arrivati dall’Africa nera, il comitato per il diritto alla casa. Proprio con l’entrata nel grande casamento Aler, Torto marcio assume i toni del racconto civile, della scoperta della geografia della diseguaglianza, con l’amara constatazione che per i poveri anche il prezzo da pagare per le colpe commesse è sempre, inevitabilmente molto più caro