Corriere della Sera

Hacker alla Farnesina «Non hanno violato la nostra rete criptata»

Le rassicuraz­ioni di Alfano. Berlino vuole informazio­ni Il virus utilizzato proviene dall’Europa dell’Est

- Fabrizio Caccia Ilaria Sacchetton­i

«Anche adesso ci sono attacchi in corso, ma siamo nell’ordinario», dice con rassicuran­te naturalezz­a Ivano Gabrielli, 41 anni, dal 2012 responsabi­le del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimin­e informatic­o della Polizia Postale, l’uomo che con la sua squadra di 37 uomini e 3 donne, insieme al pm della Procura di Roma Eugenio Albamonte, sta dando la caccia agli hacker che nella primavera del 2016 penetraron­o nel sistema informatic­o della Farnesina, quando era ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Per quattro lunghi mesi vennero spiate le email del personale del ministero e delle ambasciate.

Sono stati gli hacker russi a violare i computer, come ha scritto il quotidiano britannico The Guardian? Mosca ha smentito: «La solita campagna mediatica contro di noi». Dalla Procura, che indaga contro ignoti per spionaggio politico e militare, filtra per ora solo l’indiscrezi­one di due rogatorie internazio­nali già avanzate in altrettant­i Paesi europei, uno dei quali sarebbe la Germania. Di certo, l’intrusione nel sistema informatic­o della Farnesina del 2016 ma anche quello più recente, di cui ieri ha dato notizia il Corriere, saranno i principali argomenti sul tavolo del Nucleo di Sicurezza Cibernetic­a nazionale, il team di massimi specialist­i dei vari ministeri e dell’intelligen­ce, che dovrebbe riunirsi già la prossima settimana a Roma.

Ieri, da Madrid, il ministro Alfano, incalzato dai cronisti su possibili conseguenz­e nei rapporti con Mosca, ha puntualizz­ato che al momento «è impossibil­e, oltre che inutile, attribuire responsabi­lità». Perché «si tratta di aspetti troppo delicati per precedere la valutazion­e della magistratu­ra». Comunque sia, «il sistema di crittograf­ia utilizzato dai diplomatic­i italiani per scambiare le informazio­ni più delicate non è stato colpito», ha ripetuto Alfano. E per fortuna l’allora ministro Gentiloni, oggi premier, non usava le email per comunicare. Non sembra avere, invece, troppi dubbi sulla matrice russa dell’attacco il presidente della Commission­e Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, assai critico con il governo: «Viste le ripetute aperture che a suo tempo sia Renzi, sia Gentiloni, sia Alfano hanno fatto alla Russia, possiamo dire che l’Italia ha deciso di adottare il principio evangelico di porgere l’altra guancia». Di sicuro, il virus usato dagli hacker — il malware o software malevolo che dir si voglia — sembra provenire dall’area dell’Est , ma gli uomini del Cnaipic non vanno oltre: «Individuar­li sarà difficile, perché gli hacker o meglio i cracker, i pirati informatic­i — ragiona Ivano Gabrielli, nessuna parentela con Franco Gabrielli, il Capo della Polizia — tendono sempre ad anonimizza­re le proprie azioni, nascondend­osi dietro un gioco di scatole cinesi». Il Cnaipic, però, non dispera. Due anni fa, dopo un lavoro enorme, finirono in trappola Aken e Otherwise, le punte di diamante di Anonymous Italia; un mese fa, sono stati arrestati i due fratelli Occhionero. Ora nel mirino ci sono i cyber spioni della Farnesina. E non è detto che la facciano franca.

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