L’iniziativa
Sono già una quarantina i minorenni, più una decina fra madri e sorelle, che dall’estate del 2012 sperimentano la chance di una vita diversa da quella delle loro famiglie di ‘ndrangheta, grazie ai provvedimenti civili di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale emessi dal Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria
L’allontanamento temporaneo scatta quando viene valutato un concreto pregiudizio all’integrità psicofisica dei minori, riconducibile al metodo educativo mafioso
I ragazzini sono così riusciti a riprendere la scuola interrotta, a seguire percorsi di educazione alla legalità, a scegliere un futuro diverso da quello che la «famiglia» si aspettava
«Nei casi più gravi nei quali sia valutato un concreto pregiudizio, riconducibile al metodo educativo mafioso, all’integrità psicofisica dei minori».
Che risultati avete avuto?
«Chi riprendendo la scuola interrotta, chi seguendo i percorsi di educazione alla legalità organizzati, hanno tutti dimostrato di possedere potenzialità che erano compresse dal deleterio ambito di provenienza».
E fallimenti, nessuno?
«Fino ad ora solo un ragazzo ha preso un Daspo allo stadio».
All’inizio vi criticavano, eravate quelli «che deportavano i figli»...
«I provvedimenti sono a tutela dei ragazzi e non contro le famiglie, servono a far sì che siano “liberi di scegliere” il proprio destino affrancandosi dalle orme parentali».
Una rivoluzione che ha portato la Calabria in prima pagina sul «New York Times». Da cosa nacque?
«Dal constatare che continuavamo a processare sempre