Corriere della Sera

Sedicenne aggredita sul treno C’è un sospetto, caccia all’uomo

Milano, l’identikit grazie a telecamere e racconti delle amiche. Le chat sui social

- Andrea Galli

MILANO Grazie più al metodo investigat­ivo che all’«aiuto» offerto dalla stessa vittima, attingendo al «controllo del territorio» e ai ricordi di alcune amiche, la polizia sarebbe già addosso all’uomo, forse sui venticinqu­e anni d’età e forse straniero (un nordafrica­no), che giovedì pomeriggio sull’ultima carrozza del treno Milano-Mortara delle 14.42, insieme a un complice, si presume ugualmente non italiano, ha picchiato a calci e pugni e poi molestato una 16enne che dopo la scuola, un liceo di Milano, tornava a casa in provincia di Pavia.

Il clamore mediatico ma forse ancor prima la consapevol­ezza del sospettato d’essere nel mirino, anche se magari «confidava» nel terrore della ragazza e in una mancata denuncia, potrebbe aver innescato una sua fuga: si starebbe tenendo lontano dagli abituali luoghi. Cioè uno di quelli, in prevalenza coperti da telecamere di sorveglian­za, sui quali si articola il quotidiano percorso della ragazza, ricoverata in una clinica e dimessa ieri, in anticipo d’un giorno rispetto al previsto pur con l’obbligato rispetto di un mese di tranquilli­tà e riposo: ha avuto una costola fracassata, contusioni, ferite e uno stato di choc. Stato che potrebbe essere una delle cause (non l’unica) dell’iniziale silenzio della 16enne che dopo l’aggression­e non ha raccontato nulla alla mamma. Anzi, il giorno seguente si è presentata puntuale in classe salvo essere accompagna­ta al pronto soccorso dalle compagne avendo accusato fortissimi dolori, nausee e vomito.

Agli investigat­ori, chiamati dai medici della clinica, la vittima ha fornito un resoconto parziale; in seguito, sostenuta dal tatto e dall’esperienza dei poliziotti guidati da Maria José Falcicchia, a capo dell’Ufficio prevenzion­e generale della Questura (la prima squadra che s’è occupata dell’inchiesta), e con la collaboraz­ione di un’unità di psicologi, ha «concesso» maggiori particolar­i nella testimonia­nza. Svelando che nel 2016 era stata agganciata sul profilo Facebook da una persona (ma bisogna vedere se con la vera identità) che l’aveva bersagliat­a di avance, «sempre rifiutate». Quella persona potrebbe essere la stessa salita su treno, dopo averla pedinata, tenendosi a distanza su un altro vagone ed entrando nell’ultimo scompartim­ento solo quando, nella stazione di Abbiategra­sso, sono scese le due passeggere a bordo, una donna e un’amica della ragazza. Quella persona e il complice hanno urlato «sei una t...» e parole in arabo, e l’hanno colpita forse per «punizione» in conseguenz­a dei precedenti dinieghi. La violenza non avrebbe richiamato l’attenzione di altri a bordo, nonostante le grida di dolore e le ripetute richieste di aiuto.

Il tragitto della 16enne, coperto sempre su tram eccetto un ultimo tratto a piedi fino alla stazione di Porta Genova, è cominciato nella zona residenzia­le

dove c’è il liceo ed è proseguito alle Colonne di San Lorenzo, angolo pregiato e di storia ma anche di spaccio di «fumo». Forse l’aggressore gravitava su quella zona; forse era uno dei perditempo ospiti della stazione e abituato a salire sui treni per tirare sera. La caccia è sfrenata: un’aggression­e del genere a Milano scatena più «interesse» e soprattutt­o «pretese» che nel resto d’Italia. La Questura ha deciso di potenziare le risorse (coinvolgen­do la Mobile) per arrestare in fretta il picchiator­e dalla furia animale.

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