Sedicenne aggredita sul treno C’è un sospetto, caccia all’uomo
Milano, l’identikit grazie a telecamere e racconti delle amiche. Le chat sui social
MILANO Grazie più al metodo investigativo che all’«aiuto» offerto dalla stessa vittima, attingendo al «controllo del territorio» e ai ricordi di alcune amiche, la polizia sarebbe già addosso all’uomo, forse sui venticinque anni d’età e forse straniero (un nordafricano), che giovedì pomeriggio sull’ultima carrozza del treno Milano-Mortara delle 14.42, insieme a un complice, si presume ugualmente non italiano, ha picchiato a calci e pugni e poi molestato una 16enne che dopo la scuola, un liceo di Milano, tornava a casa in provincia di Pavia.
Il clamore mediatico ma forse ancor prima la consapevolezza del sospettato d’essere nel mirino, anche se magari «confidava» nel terrore della ragazza e in una mancata denuncia, potrebbe aver innescato una sua fuga: si starebbe tenendo lontano dagli abituali luoghi. Cioè uno di quelli, in prevalenza coperti da telecamere di sorveglianza, sui quali si articola il quotidiano percorso della ragazza, ricoverata in una clinica e dimessa ieri, in anticipo d’un giorno rispetto al previsto pur con l’obbligato rispetto di un mese di tranquillità e riposo: ha avuto una costola fracassata, contusioni, ferite e uno stato di choc. Stato che potrebbe essere una delle cause (non l’unica) dell’iniziale silenzio della 16enne che dopo l’aggressione non ha raccontato nulla alla mamma. Anzi, il giorno seguente si è presentata puntuale in classe salvo essere accompagnata al pronto soccorso dalle compagne avendo accusato fortissimi dolori, nausee e vomito.
Agli investigatori, chiamati dai medici della clinica, la vittima ha fornito un resoconto parziale; in seguito, sostenuta dal tatto e dall’esperienza dei poliziotti guidati da Maria José Falcicchia, a capo dell’Ufficio prevenzione generale della Questura (la prima squadra che s’è occupata dell’inchiesta), e con la collaborazione di un’unità di psicologi, ha «concesso» maggiori particolari nella testimonianza. Svelando che nel 2016 era stata agganciata sul profilo Facebook da una persona (ma bisogna vedere se con la vera identità) che l’aveva bersagliata di avance, «sempre rifiutate». Quella persona potrebbe essere la stessa salita su treno, dopo averla pedinata, tenendosi a distanza su un altro vagone ed entrando nell’ultimo scompartimento solo quando, nella stazione di Abbiategrasso, sono scese le due passeggere a bordo, una donna e un’amica della ragazza. Quella persona e il complice hanno urlato «sei una t...» e parole in arabo, e l’hanno colpita forse per «punizione» in conseguenza dei precedenti dinieghi. La violenza non avrebbe richiamato l’attenzione di altri a bordo, nonostante le grida di dolore e le ripetute richieste di aiuto.
Il tragitto della 16enne, coperto sempre su tram eccetto un ultimo tratto a piedi fino alla stazione di Porta Genova, è cominciato nella zona residenziale
dove c’è il liceo ed è proseguito alle Colonne di San Lorenzo, angolo pregiato e di storia ma anche di spaccio di «fumo». Forse l’aggressore gravitava su quella zona; forse era uno dei perditempo ospiti della stazione e abituato a salire sui treni per tirare sera. La caccia è sfrenata: un’aggressione del genere a Milano scatena più «interesse» e soprattutto «pretese» che nel resto d’Italia. La Questura ha deciso di potenziare le risorse (coinvolgendo la Mobile) per arrestare in fretta il picchiatore dalla furia animale.