La vicenda
Si è sposato, ha messo al mondo due figli, abita con la famiglia al Nord e fa l’operaio in una fabbrichetta di elettrodomestici.
È la nuova vita dell’ergastolano Michele Iannello. Calabrese di Vibo Valentia con un passato da soldato e killer della ’ndrangheta, il quarantanovenne Iannello non è un detenuto qualsiasi. Si tratta del pregiudicato che la giustizia ha condannato in via definitiva per aver ucciso il piccolo Nicholas. Sarebbe stato lui a premere il grilletto il 29 settembre 1994 contro la Y10 dei coniugi americani Green scambiandola per quella di un gioielliere da rapinare. Nicholas morì, l’Italia si emozionò e la Corte d’assise d’appello di Catanzaro decise per Iannello il massimo della pena (condanna confermata in Cassazione).
L’anomalia
Un ergastolo esemplare ma anche decisamente anomalo, almeno per gli sviluppi che sta avendo. È successo infatti che un paio d’anni fa, senza tanto clamore, quasi alla chetichella, Iannello ha fatto la sua valigia ed è uscito dal carcere. Non è stata una beffarda evasione. No, l’ha disposto il giudice di Sorveglianza di Torino ritenendolo meritevole di scontare il resto dei suoi giorni ai «domiciliari». Cioè, un ergastolo fra le mura di casa. Possibile? «Ha collaborato con la giustizia in modo pieno e attendibile», scrive il Tribunale di Sorveglianza di Torino riconoscendo tuttavia l’«importante criticità» del caso Iannello. Al quale vengono naturalmente imposti dei limiti: «Non potrà frequentare bar, discoteche, ristoranti e luoghi pubblici se non per il tempo autorizzato...», elencano i giudici. Un ergastolo «casalingo»,
Michele Iannello, 49 anni (foto) di Vibo Valentia è stato condannato per l’uccisione di Nicholas Green
Un paio d’anni fa gli sono stati concessi gli arresti domiciliari
Ora ha scritto al presidente della Repubblica chiedendo la grazia