Addio alla voce di Al Jarreau leggenda della musica nera
Sette Grammy in tre diverse categorie: jazz, pop e rhythm & blues
l’etichetta di Frank Sinatra a farlo arrivare alle orecchie giuste, quelle della critica più sofisticata del jazz americano che incensò la sua capacità di trasformarsi da baritono naturale sulle varie sfumature della timbrica, rimbalzando tra le ottave.
Gli anni d’oro arrivano a cavallo dei Settanta e Ottanta: ospite fisso dei festival più importanti, pioggia di premi e riconoscimenti, anche in Europa. Non più sole pacche sulle spalle. Brani cult diventano la sua cover di «Your Song» di Elton John e «Rainbow in Your Eyes» di Leon Russell. È ospite nei dischi di Quincy Jones, di santoni come Chick Corea e Joe Sample. Nell’85 aggiunge la sua voce al coro di star, tra Springsteen e Michael Jackson, che cantano «We Are the World» per sostenere la popolazione etiope distrutta dalla carestia. C’è anche un link con la musica italiana: nel 2013 il Il cantante da alcuni giorni era ricoverato a Los Angeles per un esaurimento nervoso duetto con Mario Biondi, uno che di Jarreau ha sempre avuto il poster in fondo al letto.
Nonostante la sua dipendenza dalla musica e la passione per il canto, Jarreau non aveva smesso nemmeno di studiare ed era arrivato fino alla laurea in Psicologia. Il suo ultimo disco è stato «My Old Friend» dedicato al suo maestro George Duke, pubblicato tre anni fa. Se ne è andato portandosi dietro anche un grande record: è stato l’unico artista ad aver vinto i 7 Grammy Award in tre diverse categorie.
Nella sua carriera Jarreau ha vinto 7 Grammy Awards e si porta dietro un record. È stato l’unico artista a vincere in 3 categorie diverse: Jazz (per «Look To the Rainbow), Pop («Breakin’ Away») e Rhythm & Blues («Heaven and Earth»)