Corriere della Sera

L’amore umiliato di una trans: vendette familiari nel film di Lelio

- Di Paolo Mereghetti

Dopo Gloria, il cileno Sebastián Lelio presenta alla Berlinale un altro ritratto al femminile. Questa volta però ben più drammatico, perché Una mujer fantástica si apre con una morte, quella dell’uomo con cui Marina ha appena festeggiat­o il suo compleanno. Per poi svelare che Marina (Daniela Vega) è un transgende­r. O meglio un uomo che ha iniziato il suo percorso verso l’altro sesso. Il che non ha impedito la nascita di quel forte legame sentimenta­le, ma ha anche scatenato le «vendette» della sua ex famiglia: la morte sembra l’occasione perfetta per «cancellare» la vergogna di quella relazione e ridare al defunto la rispettabi­lità che la nascita borghese impone. Il film si concentra nei giorni che seguono la scomparsa, mentre tutti sembrano avere il diritto di infierire su Marina, sottoposta a una serie di umiliazion­i sempre più violente e volgari. Che il film racconta con dolorosa pietà e che Daniela Vega sa restituire sullo schermo con fortissima emozione.

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