Rizzoli non accetta la mancanza di venerazione
Si manda il miglior arbitro a dirigere Juventus-Inter perché si è garantiti dalla sua volontà di privato, la sua efficienza sul campo e la tenuta nervosa durante e dopo la gara. Non sono qualità da poco, ma sono le poche indispensabili per partite dove il vittimismo è per principio grande come le nostre cattive abitudini. Rizzoli invece riesce a sbagliare molte fra le possibilità a disposizione. Non arbitra male sul campo ma non accetta la mancanza di venerazione. Gli arbitri adorano le accuse, sono il loro martirio, quindi la loro grande pubblicità. Detestano essere discussi sul niente, sull’incompetenza dell’accusatore. È la qualità del nemico che fa il nostro livello. Che c’entra allora la curva dell’Inter? Rizzoli aveva sbagliato poco sul campo, niente che non fosse rovesciabile. Opinioni. Ma con i giorni, con l’allungarsi della discussione, si è rapidamente entrati in una specie di lesa maestà, nel chiacchiericcio dove tutto si sporca. I grandi arbitri fanno quel mestiere per tenersi sopra la gente. Sono 40 mila in Italia e solo una decina arrivano in serie A, una selezione da astronauti. Perché finire in pasto al popolo come un traditore qualunque? Discuterli banalmente sulla pubblica piazza annulla di colpo tutta la loro differenza. È questo che ha colpito Rizzoli, non poteva stare zitto, doveva intervenire per difendere la sua storia, uscire da un privato che è serio e gradevole quando tutto lo è, ma lascia soli quando parte la tempesta. Così, come spesso i mitici, anche Rizzoli è andato fuori regime. Sabato sera ci è stato suggerito che se si vuole provare a farsi diminuire una squalifica bisogna attaccare il sistema, alzare comunque la voce, risultare scomodi. È lo stesso principio che portò a Calciopoli. Chiamo io o chiami tu? Ora abbiamo avuto l’auto-moviola del miglior arbitro del mondo davanti a un telefonino, raccontata in terza persona, come Pietro Mennea quando voleva prendere in giro se stesso e tutti. Ora non siamo più convinti di niente, né dei nervi di Rizzoli né della stabilità di una categoria messa spalle al muro dal mormorio dei tifosi. Ho sempre pensato che gli arbitri fossero la cosa migliore del calcio. Che sbaglino pure, come sbaglia un centravanti davanti alla porta, è un errore, non un reato. Ma se Rizzoli è il meglio del meglio, cosa resta degli altri? La cosa terribile e sconosciuta è che una volta di più hanno vinto gli ultrà. Come diceva Tacito, fanno il deserto e lo chiamano pace. Perché Rizzoli aveva arbitrato bene. Ma non ce l’ha fatta a sopportarlo.