Corriere della Sera

«Credevo nel coach Mi ha violentato per oltre tre anni»

L’accusa di Ackley: «Nessun club mi ha aiutato»

- E. g. a. rav.

l’arbitro e prendo una squalifica di 6 mesi. Sono disperato: non posso nemmeno allenarmi. Chiedo ai miei genitori un consiglio e loro, ignari, mi suggerisco­no di rivolgermi a Bennell».

Ian per avere un’altra chance si rivolge ancora al suo aguzzino che lo indirizza verso il Rochdale Football Club. «Tutto ciò che volevo era diventare un calciatore profession­ista: Bennell mi fa ottenere un contratto di un anno senza aspettare la fine della squalifica. Ma a Rochdale c’è un ragazzo che Coraggio Ian Ackley nel 1998 ha denunciato alla polizia l’allenatore che aveva abusato di lui da bambino e che era stato arrestato per pedofilia negli Usa; la sua storia però era passata sotto silenzio: ora, dopo la denuncia di Woodward ha riportato allo scoperto la sua storia e scritto alla Federazion­e e ai club per avere giustizia aveva giocato insieme a me nei White Knowl per Bennell, senza essere vittima di abusi; racconta a tutti i suoi sospetti su di me. Gli altri compagni e l’allenatore iniziano a deridermi e umiliarmi. L’allenatore sotto la doccia si insapona e simula di masturbars­i sopra la mia testa. Una volta, in inverno, lanciano i miei scarpini fuori, così si congelano. Dico basta. Vado dal manager, Vic Hallam, per dirgli che non voglio più rimanere. Carriera finita».

Ma si chiude col calcio, non con il proprio dolore: Ackley entra in un tunnel fatto di depression­e, di problemi a rapportars­i con il proprio corpo e con gli altri. Riesce a vincere la tentazione di farla finita grazie alla donna che è diventata sua moglie. Alla denuncia pubblica degli abusi subiti, arriva solo nel 1998: «Un ragazzo di 13 anni viene violentato da Bennell durante un tour calcistico negli Usa: torna a casa e racconta l’accaduto al padre, ufficiale di polizia. Iniziano a indagare ma non trovano testimoni. Qualcuno fa il mio nome alla polizia che mi contatta: a quel punto, parlo e racconto quanto mi è accaduto. Bennell viene arrestato». Solo allora Ackley racconta tutto ai genitori: il padre da quel momento inizia a scrivere centinaia di lettere alla FA e alle squadre per chiedere giustizia per suo figlio.

«Non ho ancora avuto modo di parlare con alcuna di quelle squadre; ogni volta che io o mio padre abbiamo scritto, non hanno risposto. Solo dopo che il mio avvocato li ha contattati, il Manchester City ha deciso che mi incontrerà. Ma so già come andrà: esalterann­o il loro comportame­nto per tutelare i ragazzi. A me non interessa. So che la proprietà è cambiata, ma quando compri una squadra di calcio, compri anche la sua storia: i trofei e il marcio. Non essendoci per legge l’obbligo di denuncia, non posso fare causa ai rappresent­anti del board dell’epoca. L’unica cosa che posso fare è agire contro il club stesso. Faranno le loro indagini interne, ma se anche trovassero delle colpe non le perseguira­nno». Berry Bennell è sotto processo per la quinta volta per abusi su minori, ma ha subito sempre pene irrisorie. «Siamo solo all’inizio dello scandalo, bisogna fare di più per tutelare i nostri figli».

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