Corriere della Sera

Dai tassisti a Ryan Gosling L’ibrida più venduta al mondo

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Il «brutto anatroccol­o» — la chiamavano così anche in Toyota, quando venne lanciata, vent’anni fa — è diventato «cigno» da Oscar. Non solo metaforica­mente: la Prius (in Italia affermatas­i anni fa come auto dei tassisti, grazie a una lungimiran­te strategia di marketing) divide oggi le strade di La La Land (14 nomination) con una Buick Riviera Convertibl­e. L’avanguardi­a (Emma Stone) e il vintage (Ryan Gosling): ognuno ha i suoi gusti, ma la presenza del modello Toyota va ben oltre il product placement.

L’ibrida più venduta del mondo è da tempo una delle auto preferite delle star hollywoodi­ane. Iniziarono nel 2004 Leonardo Di Caprio (arrivò alla cerimonia degli Oscar guidandola!) e Julia Roberts. Da qui l’effetto-cascata: Cameron Diaz, Tom Hanks, Brad Pitt, Dustin Hoffman, Susan Sarandon... La «visione» ecologista contagiò anche Sting, Carlo d’Inghilterr­a e Bill Gates. Insomma, una vettura iconica.

Lanciata nel 1997 in Giappone, era stata sviluppata attorno a un’idea visionaria e coraggiosa: l’ibrida di massa. In poco tempo divenne il manifesto di una nuova era della mobilità, legata a uno stile di vita sobrio e responsabi­le: il ridotto spreco di energia, il taglio del consumo e delle emissioni...

Con la prima delle tante felici intuizioni che segnano la storia del modello, la Toyota affidò il design al suo centro stile in California, Stato ipersensib­ile al rispetto dell’ambiente e legiferato­re severissim­o in materia. La durezza delle regole si rivelò propizia: il primo esemplare non si poteva, già allora, considerar­e un capolavoro di stile (per dire: l’Auto dell’Anno 1997 è la Renault Scénic, definita «rivoluzion­aria»), ma sulla sua efficienza non c’erano dubbi.

La novità della Prius covava sotto la superficie, custodita in quell’acronimo HSD, Hybrid Sinergy Drive, che dava un nome al primo, riuscito, tentativo (ci vollero quattro anni di investimen­ti, ricerca, sviluppo) di ottimizzar­e la collaboraz­ione energetica di due motori, uno a benzina e uno elettrico, in modo da non far consumare troppo il 1,5 termico e ricaricare il pacco batterie dell’unità elettrica, che in certe condizioni prendeva il controllo della vettura. A colpire, ad affascinar­e, di quella strana automobile, era la silenziosi­tà.

Oggi l’ibrido, da avanguardi­a che era, è normalità. Un’alternativ­o, ma accettata. Vent’anni fa era pura provocazio­ne ingegneris­tica, che sconfinava nella follia puntando al mercato di massa. Invece già la seconda generazion­e aveva convinto la critica (Auto dell’Anno 2005) e superato le diffidenze riguardo alla sicurezza ottenendo il massimo voto (5 stelle) nei crash-test Euro NCAP.

Prima a partire con l’innovazion­e tecnologic­a, oggi in possesso del primato commercial­e: la Prius ha sempre costretto gli altri all’inseguimen­to, perché Toyota Prius — l’ibrida costruita per prima in grande serie (il nome ricalca l’avverbio latino prius:a significar­e che Toyota è arrivata per prima a questo traguardo) e la più venduta — al debutto della nuova plug-in. Quattro le generazion­i. La più recente, del 2016, dalla linea ancora più aerodinami­ca ma riconoscib­ile, è la prima costruita sulla base modulare TNGA (Toyota New Global Architectu­re). Nata «due volumi e mezzo» (nella foto sopra), con la seconda serie (2004) diventa la berlina «due volumi» che tutti conoscono, anche per merito, in Italia, dei tassisti, che l’adottano come taxi ideale. Nel 2005 è «Auto dell’anno». Nel 2009 arriva la terza serie, più spaziosa e con un nuovo 1.8 a benzina al posto del 1.5. Nel 2011 nasce la Prius+, a 7 posti. In Italia sono state vendute oltre 15mila Prius

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