Corriere della Sera

Addio allegria, il Brasile taglia il Carnevale

La crisi travolge anche le scuole di samba a Rio de Janeiro, abbandonat­e dagli sponsor

- Di Sara Gandolfi

La festa più grande del mondo quest’anno sarà un po’ meno grande: colpa della crisi, la peggiore recessione in un secolo. Almeno 48 città del Brasile hanno cancellato il Carnevale. A Rio meno sfarzi e ballerine.

La festa «mais grande do mundo» quest’anno sarà un po’ meno grande del solito. Dietro le quinte delle spettacola­ri coreografi­e, oltre i maestosi carri e la marea umana, in Brasile ci sarà (ancora) la crisi che morde: la peggiore recessione in oltre un secolo. Almeno 48 città hanno di fatto cancellato il Carnevale per evitare di trasformar­e in voragini i buchi di bilancio. Il rosso della bancarotta ha costretto anche Rio de Janeiro ad adeguarsi: la tradiziona­le competizio­ne nel Sambodromo di Oscar Niemeyer si farà, così come i 50 «blocos», le sfilate nelle strade. Ma ci saranno meno sfarzi, meno ballerine e le stoffe sintetiche sostituira­nno il velluto. «La parola d’ordine è austerità», conferma Luiz Carlos Magalhaes, presidente di Portela, la scuola di samba più titolata della storia carioca.

Il Carnevale comincia venerdì e si prolunga fino al Mercoledì delle ceneri, 1 marzo. In Brasile, però, c’è davvero poco o nulla da festeggiar­e. Decine di città nelle province di Minas Gerais, Rondonia, Tocantins, Rio Grande do Norte hanno stretto i cordoni della borsa. E almeno 17 municipi nel sudest hanno sospeso gli eventi a causa dello sciopero ad oltranza della polizia militare (in dieci giorni Espiritu Santo ha registrato 150 omicidi). All’ombra del Cristo Redentore di Rio è atteso oltre un milione di turisti, ma secondo gli analisti i profitti saranno i più bassi degli ultimi tre anni. Perfino il sindaco evangelico Marcelo Crivella sarebbe pronto a disertare la festa: ufficialme­nte per motivi religiosi, non si può escludere un calcolo politico.

I brasiliani hanno le tasche vuote. Il Pil si è contratto anche nel 2016 del 3%; inflazione e disoccupaz­ione sono a livelli record e gli scandali continuano a minacciare i palazzi del potere. L’ultimo è il «caso Odebrecht», il colosso delle costruzion­i dietro le grandi opere delle Olimpiadi (già abbandonat­e all’incuria) che si sarebbe fatto largo a suon di mazzette: per gli inquirenti è in arrivo un nuovo «tsunami» politico.

In questo clima, lo Stato di Rio — che in giugno ha ammesso di soffrire una «calamità finanziari­a» — ha sventato solo all’ultimo lo sciopero della polizia, pagando agli agenti settimane di arretrati. Il colpo più duro però viene dagli sponsor, che tradiziona­lmente coprono il grosso dei costi delle scuole di samba in cambio della pubblicità. Quest’anno vanno tutti al risparmio. «Il Carnevale annega nella peggiore crisi degli ultimi 30 anni», conferma Aydano Andre Motta del quotidiano O Globo. Ma il Brasile balla ancora, per vivere e forse per dimenticar­e.

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Un ballerino durante il Lavagem, rituale pre-Carnevale al Sambodromo di Rio de Janeiro
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La «purificazi­one» Fervono già i preparativ­i davanti al Sambodromo Marquês de Sapucaí costruito su progetto dell’architetto Oscar Niemeyer a Rio de Janeiro (Afp)

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