Il Papa richiama i parroci: aiutate i giovani conviventi
Il Papa e le parole su chi sceglie di non sposarsi: «Il tessuto sociale è complesso»
Pochi giorni fa, sul profilo Twitter di Francesco, è apparso un messaggio che potrebbe fare da esergo al suo pontificato: «Gesù ha affidato a Pietro le chiavi per aprire l’ingresso nel Regno dei Cieli, non per chiuderlo». È l’idea della Chiesa come «ospedale da campo», china a curare le ferite dell’umanità con «l’olio dell’accoglienza e della misericordia», chiamata a «uscire dal recinto» e «aprire le porte» per «accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto». In questo senso si spiegano le parole rivolte ieri dal Papa ai parroci che partecipano a un corso della Rota romana sui matrimoni: l’invito a «farsi prossimi, con lo stile proprio del Vangelo, nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi».
I parroci sono in prima linea, «nessuno meglio di voi conosce la realtà e la complessità del tessuto sociale: unioni celebrate in Cristo, unioni di L’incontro Papa Bergoglio durante l’incontro ieri nell’Aula Paolo VI con la Comunità di Capodarco, fondata cinquant’anni fa da don Franco Monterubbianesi, presente assieme al presidente don Vinicio Albanesi fatto, unioni civili, unioni fallite, famiglie e giovani felici e infelici». Francesco non cambia la dottrina del matrimonio ma esorta a cambiare atteggiamento, la «rivoluzione della tenerezza» evangelica contro le «dogane pastorali».
Perciò invita i parroci a essere «compagni di viaggio» per «testimoniare e sostenere» a un tempo, «mi domando quanti dei giovani ai corsi prematrimoniali capiscano cosa significa matrimonio». Bisogna quindi testimoniare «la grazia del Sacramento del matrimonio tra un uomo e una donna», il «bene primordiale della famiglia». E insieme sostenere chi è in difficoltà, a esempio «quanti si sono resi conto che la loro unione non è un vero matrimonio sacramentale» e chiedono la nullità: «Fate in modo che i vostri fedeli vi riconoscano non tanto come esperti di atti burocratici o di norme giuridiche, ma come fratelli che si pongono in un atteggiamento di ascolto e di comprensione».
I giovani che convivono, dice Francesco, «sul piano spirituale e morale sono tra i poveri e i piccoli, verso i quali la Chiesa, sulle orme del suo Signore, vuole essere madre che non abbandona ma che si avvicina e si prende cura». Anche loro «sono amati dal cuore di Cristo», sillaba: «Abbiate uno sguardo di tenerezza e compassione. La cura degli ultimi, proprio perché emana dal Vangelo, è parte essenziale dell’opera di promozione e difesa del sacramento del matrimonio». È lo stile dell’esortazione Amoris Laetitia, scritta dopo i Sinodi sulla famiglia.
Gesù rifiutava la «logica casistica» degli «ipocriti» che «Sul piano spirituale e morale sono i poveri e i piccoli, abbiate uno sguardo di tenerezza» «pensavano la fede solo in termini di “si può”, “non si può”». Verità e misericordia: si tratta di «trasformare queste situazioni in opportunità».
Al clero, l’anno scorso, Francesco ricordava come a Buenos Aires avesse proibito di celebrare i «matrimonios de apuro, cioè “di fretta”, quando è in arrivo un bimbo, perché non sono liberi». Meglio la convivenza in attesa di una decisione libera, «dopo due-tre anni alcuni si sono sposati, e li ho visti entrare in chiesa papà, mamma e bambino per mano». È lo stile che gli ha attirato le critiche dei più conservatori, come i «dubia» di quattro cardinali sulle aperture ai divorziati e risposati. Ieri Francesco ha ricevuto la comunità di Capodarco e il presidente, don Vinicio Albanesi, gli ha chiesto di concedere il diaconato alle donne esclamando: «Santità, non si curi di quanti vanno cincischiando sui “dubia”!».
Tenerezza
L’Italia è il Paese europeo in cui il fenomeno della convivenza è meno diffuso. Le regioni del Centro-Nord sono più vicine a livelli europei, in quelle del Sud la percentuale si abbassa di diversi punti