Corriere della Sera

Mastella: le mie lacrime? Tutti fuori dai processi, sono rimasto soltanto io

«C’è l’ultima accusa, rischio il posto da sindaco»

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I progetti A sinistra il nuovo rendering dello stadio della Roma postato dalla sindaca Virginia Raggi su Facebook; a destra il primo progetto, ormai tramontato, con il maggiore impatto delle tre torri colpito da una forma di male oscuro che si porterà dentro per tutta la vita».

C’è più dismisura in politica o nelle Procure?

«Mesi fa, a Roma, passeggiav­o melanconic­o. Chi incontro? Di Pietro. Più melanconic­o di me, mi dice che forse da pm aveva esagerato; che la politica lo aveva mal ripagato».

Prodi, di cui è stato ministro, l’ha più visto?

«Mai. Ho rivisto Vannino Chiti, invece. Quando mi dimisi, Prodi in aula non c’era. Chiti sì, unico e solo».

Era il 2008.

«Avevano arrestato mia moglie. Io mi dimisi, il governo cadde. Ma non bastò. Per nove mesi Sandra fu spedita fuori regione con l’obbligo di non farsi più vedere».

Intercetta­ta aveva detto che avrebbe voluto «vedere morto» un tale.

«Già, ma io interrogai l’Accademia della Crusca. Dire “voler morto qualcuno”, mi risposero, non implica una minaccia, ma la volontà di non volerlo più vedere».

Sua moglie è fuori dai guai?

«Sì. In parte perché prosciolta, in parte per la prescrizio­ne».

Lei, invece?

«Ho colleziona­to 15 capi di imputazion­e, anche quello, poi caduto, per aver chiesto la nomina a primario di un medico che risultò già esserlo».

Le altre accuse?

«Tutte cadute tranne la storia con Bassolino. Avrei esercitato pressioni chiedendo ai miei consiglier­i regionali di non presentars­i in aula. Ma quelli della Margherita non sono andati in giunta per quattro mesi e nulla è successo. Dialettica politica, la loro».

Poi?

«La concussion­e è stata derubricat­a a induzione. È caduta perché Bassolino ha detto di non saperne nulla. Così, fuori

Clemente Mastella, 70 anni, ex Guardasigi­lli (2006-2008), è sindaco di Benevento da giugno

lui, fuori Sandra, fuori i coimputati, fuori tutti, resto solo io, giudicato, chissà perché, a Napoli. Se condannato, tra due settimane sarò sospeso per la Severino».

Da ex ministro a sindaco: dieci anni di solitudine?

«Lasciamo stare. Ma di recente ho rivisto anche De Mita. Avevamo rotto tanti anni fa. E poi D’Alema, con cui ho parlato di scissioni».

Da cultori della materia?

«Lui stava per farla dal Pd. Io l’avevo fatta per lui dal centrodest­ra, quando con Cossiga fondai l’Udr».

Perché tante scissioni?

«Moro era minoranza ma la Dc lo mandava al governo. Donat Cattin anche, ma faceva il ministro del Lavoro. Napolitano, nel Pci, si occupava dell’organizzaz­ione. Ingrao era presidente della Camera».

I partiti di una volta.

«Avevano regole, non erano cesaristi. Oggi se non sei della maggioranz­a neanche ti candidano. Ti fregano e per legittima difesa te ne vai».

Di recente ho visto Di Pietro, più melanconic­o di me Con lui ci capiamo E con D’Alema abbiamo parlato di scissioni

De Magistris, Emiliano, De Luca. Al Sud i leader sono questi. Chi salva?

«De Magistris no. Per simpatia avrei salvato Emiliano, prima delle ultime piroette. Resta De Luca. Attenzione, però...».

Prego.

«Due su tre sono magistrati. Questa storia non può continuare».

@mdemarco55

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