Roma espelle due tunisini: uno conosceva Amri
Il numero di telefono di un clandestino era sul cellulare del terrorista di Berlino, l’altro voleva unirsi all’Isis
In un caso hanno pesato anche i precedenti: spaccio. E poi un’amicizia pericolosa riemersa dagli archivi del Viminale. In effetti Nizar Atiaoui, 34 anni, tunisino, espulso numero quindici di questo 2017 già impegnativo, era un amico di Saber Mansouri il cui nome oggi non dice granché ma, all’epoca, era il 2015, si conquistò uno spazio sui quotidiani per via di una dose mortale di eroina ceduta a uno studente di Viterbo. Una vicenda ricostruita dalla Mobile e che, in seguito, avrebbe pesato nel rapporto con l’uno (Mansouri) e con l’altro (Atiaoui). Ma c’è un nuovo dettaglio, che — più del curriculum — ha inciso nella determinazione di espellerlo. Ed è il fatto che Atiaoui, descritto come spesso in viaggio da una città all’altra (anche Palermo e Lucca fra le sue mete), avrebbe manifestato in qualche modo l’intenzione di unirsi all’Isis in Siria. Trasferito da Perugia, dove ormai si era stabilito, al Cie di Caltanissetta il trentaquattrenne tunisino è stato ora rimpatriato.
Ma c’è altro in questo nuovo provvedimento del ministro dell’ Interno Marco Minniti, visto che fra gli espulsi c’è anche un uomo legato all’attentatore di Berlino, Anis Amri. Si tratta di Moez Ghidhaoui, 44 anni, tunisino a sua volta, senza domicilio né occupazione stabile. Il numero di telefono di Ghidhaoui era fra i contatti di Amri, che a sua volta — come era già emerso — gravitava su Campoverde, in provincia di Latina, dove vivono gruppi di
Il pm Francesco Scavo è ancora al lavoro sui contatti rintracciati sul cellulare dell’espulso
extracomunitari e dove Amri era stato ospitato un anno e mezzo fa, prima che l’attentato di Berlino prendesse forma. Proprio di quel periodo ha parlato a lungo, in un’intervista alla Bild, Jessica, l’italiana che ha ospitato Amri nel suo appartamento e che lo ha descritto come «un ragazzo allegro, ancora quasi infantile».
L’addestramento e il salto di qualità sarebbero venuti nei mesi successivi. Fonti tedesche, all’indomani dei 12 morti al mercatino di Natale, avevano parlato di un’allerta partita da Berlino e diretta in Italia, proprio su Amri. Un’allerta che ne accreditava la pericolosità.
Ma è sufficiente questo per parlare di una rete di fiancheggiatori dell’Isis vicino Roma? Forse no, ma è un fatto che il pm Francesco Scavo sia tuttora al lavoro sui contatti di Ghidhaoui rintracciati sul suo cellulare come pure sulla relazione fra Amri e Yakoubi Montasar l’uomo che aveva conosciuto a Lampedusa e che lo aveva voluto ospitare in casa propria benché fosse in carcere a Velletri. Può darsi che da quei numeri di telefono vengano fuori altri profili.
La rete