Corriere della Sera

«Parigi non è più Parigi». Il litigio eterno Il presidente Usa attacca, la sindaca Hidalgo e l’Eliseo rispondono. Torna l’antica (reciproca) antipatia

- Stefano Montefiori

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

In un’era non lontana lo si sarebbe definito un incidente diplomatic­o, ma certe premure appartengo­no a un mondo passato. Il presidente americano Donald Trump ha criticato venerdì la capitale di un Paese alleato — «Parigi non è più Parigi» — per puntare il dito sulla Francia come modello negativo per immigrazio­ne e terrorismo. E il presidente francese François Hollande ieri gli ha risposto in sostanza di pensare ai fatti suoi, «alla libera circolazio­ne delle armi in America e ai tanti americani che si mettono a sparare sulla folla».

Stati Uniti e Francia sono uniti da relazioni storiche uniche e complicate, di amore e diffidenza. Dopo l’idillio con Barack Obama, si apre ora una nuova fase. Era inevitabil­e.

Se c’è un tipo di americano che tranne eccezioni non può andare giù ai francesi, quello è Donald Trump. Miliardari­o, bling bling (formula locale per pacchiano), poco articolato nell’espression­e orale e pure in quella scritta come dimostrano i suoi tweet, Trump rappresent­a tutto ciò che la Francia ama detestare nell’immagine deteriore dell’America: la volgarità, l’incultura, l’ostentazio­ne della ricchezza tutta ori e mobili in falso stile Impero.

L’antipatia è ricambiata. La Francia per Donald Trump è la realizzazi­one sulla Terra dell’idea di Nazione fallita: un luogo in preda al disordine, pieno di immigrati musulmani e dei loro discendent­i, spesso ammassati in quartieri che da tempo Fox News ama definire no go zones (da evitare), un Paese dove imbelli politici si preoccupan­o di infiocchet­tare i loro discorsi con diluvi di citazioni letterarie ma non sono in grado di fermare i terroristi. Sad!, direbbe The Donald.

Il presidente americano ha finalmente dato voce al suo disprezzo citando Jim, uno degli Ironia La foto twittata dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo (prima a sinistra) e dedicata a Trump: «Celebriamo l’apertura di Parigi»

amici che sono, oltre a Fox News (sempre meno) e a Breitbart, le sue fonti di informazio­ne preferite. Su qualsiasi tema, Donald Trump conosce sempre un amico che la sa lunga. Quando incontra i capi dell’industria aeronautic­a, Trump cita il suo pilota. Quando parla di economia, il presidente Trump: «Il mio amico Jim la adora, ma non ci va più. Mi ha detto: Parigi non è più Parigi»

evoca le difficoltà dei suoi amici uomini d’affari con le banche. E per un parere autorevole e definitivo sulla Francia, ecco Jim.

«Ho un amico», ha esordito Trump venerdì mattina davanti ai conservato­ri in Maryland. «È un tipo molto, molto importante. Il tipo di persona per la quale un viaggio ogni estate a Parigi è stato a lungo automatico. Jim ama la Ville Lumière, sì, adora Parigi. Ci siamo incontrati, era un po’ che non lo vedevo e gli ho chiesto “Jim, come va Parigi?”».

A questo punto il presidente degli Stati Uniti imita l’amico

Jim prendendo un vocione da persona molto importante: «“Parigi? Non ci vado più. Parigi non è più Parigi”, mi ha risposto». Trump a questo punto si rivolge di nuovo alla platea: «Guardate che cosa sta accadendo nel mondo, amici. Dobbiamo stare attenti. Non possiamo lasciare che questo accada anche a noi. Terremo i dannati terroristi islamici fuori dal nostro Paese».

Giorni fa, quando in America imperversa­vano le polemiche per il bando agli ingressi dei musulmani poi sospeso dai giudici, i sostenitor­i di Trump hanno invaso i social

È stata lanciata una provocator­ia petizione per chiedere all’ex leader americano Barack Obama di presentars­i alle prossime elezioni presidenzi­ali francesi

Il 23 aprile e il 7 maggio si terranno il primo e secondo turno. La destra corre con François Fillon, i socialisti con Benoît Hamon, l’ultradestr­a con Marine Le Pen. Indipenden­te Emmanuel Macron media con immagini di scontri tra polizia e manifestan­ti in Francia e disordini (anche relative ai cortei sulla riforma del lavoro che non c’entrano niente con l’immigrazio­ne, ma fa lo stesso). «Muoviamoci, o finiremo come loro», è il messaggio di Trump.

Il governo francese non ha gradito. «Non è bello mostrare sfiducia verso un Paese amico», ha detto Hollande, prima di andare — combinazio­ne — a Disneyland Paris per i 25 anni dell’unico parco divertimen­ti del colosso americano in Europa. Più spiritosa, la sindaca Anne Hidalgo ha inviato al presidente Usa e al suo amico Jim una foto accanto a Minnie e Topolino con il messaggio «qui alla Tour Eiffel celebriamo il dinamismo e lo spirito di apertura di Parigi», ricordando poi che nel primo semestre 2017 le prenotazio­ni dei turisti americani sono in aumento del 30 per cento.

La crisi con Trump arriva proprio nei giorni in cui sui muri di Parigi sono apparsi surreali manifesti con il volto del suo predecesso­re e lo slogan «Obama17», con una petizione per chiedere a Barack Obama di presentars­i alle elezioni francesi del prossimo 23 aprile e 7 maggio. Impossibil­e ma rispetto a Trump — e anche ai veri candidati francesi all’Eliseo — non c’è paragone, dice l’organizzat­ore Antoine, sognatore ostinatame­nte legato all’altra America.

@Stef_Montefiori

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